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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Manco, Carmine

Carmine Manco [Scalea (Cosenza) il 27 ottobre 1939 - Pavia, 5 settembre 1987]

Carmelo Francesco Virgilio (così è stato registrato allo Stato civile) nacque da Francesco, falegname, e da Immacolata Calvano, casalinga. Maggiore di tre figli maschi, frequentò le scuole elementari nel paese natale e successivamente conseguì il diploma di ragioneria. A soli 17 anni, nel novembre del 1956, emigrò in Colombia dove già  da qualche anno risiedevano tre zii di parte paterna e altri parenti di parte della madre. Per entrare in Colombia era stato costretto a prendere la qualifica di impiegato agricolo, mestiere che non praticò mai.
Si stabilì a Fundacìon, sulla costa atlantica, dove lavorò con uno zio come commerciante. Qui frequentò alcune scuole private e da autodidatta seguì corsi di lingua spagnola e italiana. Ha avuto l'opportunità  di collaborare, insieme a un suo cugino, con il periodico «El Informador » edito in Santa Marta e con la rivista bimestrale «Colombo-Italiana » edita in Bogotà  e diretta da Antonio R. Sghembri, in cui intervenne con un servizio storico sulla sua città  natia, in castigliano, dal titolo: «Scalea Pueblo millenario de Calabria » (n. 32, a. VIII, 1960).
Intanto, aveva fatto ritorno in Calabria e il 27 luglio 1963 si era unito in matrimonio con Carmela Stabilito, detta Melina. Con lei era rientrato in Colombia dove è nato il suo primogenito Franco. L'ultimo lavoro svolto fece nascere in lui una forte passione per le memorie patrie che lo portarono, nel 1965, al suo definitivo ritorno in Italia, dove ciontinuò a fare il commerciante. Qui sono nati gli altri due figli Palmiro (scomparso prematuramente nel gennaio 2019 all'età  di 51 anni) e Davide. Nel 1969 diede avvio alla sua piccola opera dal titolo  Scalea, prima e dopo. Cenni storici,  edita da Grafiche moderne, prima monografia su Scalea che servirà  da modello alle future ricostruzioni del passato e che, in sintesi, espone le vicende del luogo natale: a questa voleva poi far seguire una più completa storia sulla città .
Dal 1969 al 1973 divenne corrispondente dell'agenzia giornalistica nazionale «Ansa » di Roma per la zona dell'Alto Tirreno Calabrese e, sempre in quegli anni, dal 1969 al 1972, ha collaborato al settimanale cosentino «Parole di vita ». Dal 1973 fu collaboratore del quindicinale «Gazzettino del Crati », dal 1975 del mensile «Rinascita del Sud », dal 1976 della rivista «Calabria Letteraria » di Longobardi, dal 1977 della rivista trimestrale «Studi Meridionali » di Roma. Valide indagini su Scalea e sul territorio circostante si trovano anche in «Siminarion ».
Ricercatore autodidatta ha indagato molti aspetti della storia della Calabria tirrenica. È infatti da segnalare anche  Il Vescovado di Scalea  in apparso su «Calabria letteraria » (1976) e gli studi sulla presenza dei monaci benedettini di Cava dei Tirreni a scalea ai quali venne affidata, in epoca normanna, la chiesa di Santa Maria d'Episcopio dal 1149 al 1152. Si deve a lui anche il merito di avere stabilito con certezza la data di nascita e di morte del grande filosofo di Scalea, Gregorio Caloprese (Galasso). Lo storico Saverio Napolitano definisce «instancabile e ramificata » la ricerca di Carmine Manco che «condotta tra il 1969 e il 1985 riprende alcuni temi non nuovi su Scalea » come le tradizioni locali, «in qualche modo collegate con le vicende socio - religiose del suo paese in un'ottica folkloristica », come negli opuscoli  La festa della Madonna del Lauro;  Storia, leggenda, folklore  e  U pannu 'i Santa Lucia  affiancati ad altri temi insoliti più specialistici. Ha lasciato un saggio inedito dal titolo  I moti del 1848 nell'Alto Tirreno cosentino e il comitato di insurrezione di Scalea,  in seguito pubblicato sulla rivista della Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
Fece studi e ricerche anche su altri luoghi vicini lasciando opuscoli su Orsomarso, Verbicaro e Buonvicino talvolta anche inediti (da ricordare  Storia  di  Santa  Maria  di  Mercuresul  territorio  di  Orsomarso;  San  Ciriaco  abate di Bonvicino;  Note storiche su  Verbicaro e su i suoi feudatari. Notizie storico-artistiche sul palazzo  dei  principi  di  Scalea).
Organizzatore instancabile di manifestazioni culturali partecipò anche alla vita politica e sociale della cittadina alto tirrenica dove ricoprì la carica di consigliere comunale dal 1970 al 1975. A Scalea è stato anche membro fondatore di alcune organizzazioni culturali quali Archeoclub, Pro Loco, di cui è stato anche presidente, e Centro studi «Attilio Pepe » che gli ha dedicato una giornata di studi nel 1990.
Morì a Pavia quando aveva 49 anni.  Se la morte non lo avesse rapito in ancor giovane età , scrive di lui lo storico Rocco Liberti, «ci avrebbe dato molti studi di carattere storico ».
Scalea, cittadina da lui tanto amata, lo ha omaggiato, in qualità  di letterato e storico locale dai molteplici interessi, dedicandogli una via cittadina. Le sue ricerche nel 2007 sono state raccolte in un volume dal titolo  Opere  curato dallo studioso Alfonso Mirto. (Emilia Manco) © ICSAIC 2020

Opere

  • Scalea prima e dopo, Grafiche moderne, Scalea 1969;
  • Alla scoperta della Chiesa benedettina di S. Pietro De Grasso, Grafiche moderne, Scalea 1978;
  • I moti del 1848 nell'alto Tirreno cosentino e il comitato di insurrezione di Scalea, «Rivista Storica calabrese », 1-4, 1989-1990, pp. 173-207.
  • Opere, a cura di Alfonso Mirto, Salviati, Milano 2007

Nota bibliografica

  • Alfonso Mirto, Carmine Manco. Uno storico precocemente scomparso, in «Calabria letteraria », 1-2-3, 1990, pp.112-115;
  • Saverio Napolitano, Passione storica e storia civica nella Calabria nord-occidentale. Rassegna bibliografica e riflessioni storiografiche, «Daedalus », 20, 2007, p. 119 e sgg;
  • Carmela Galasso, Biografie di personaggi noti e meno noti della Calabria, Pellegrini, Cosenza 2009, p. 275.
  • Rocco Liberti, Memorie di studiosi calabresi contemporanei, III, «Quaderni mamertini », 67, Litografia Diaco, Bovalino 2016, p. 6.

Nota

  • Biografia redatta grazie anche ai contributi del figlio Davide Manco e di Enrico Esposito.

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