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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Quintieri, Maurizio

Maurizio Quintieri [Paterno Calabro (Cosenza), 24 dicembre 1884 - Cosenza, 7 febbraio 1975]

È stato compositore, pianista e direttore d'orchestra. La madre era una nobildonna di Paterno Calabro con un nome altisonante: Maria Barracco dei Conti di Eboli e dei Baroni di Lattarico e Regina; il padre, Demetrio, era un agiato possidente terriero, flautista e violinista dilettante che ospitava periodicamente nel suo salotto audizioni musicali cui partecipava il fior fiore della società  cosentina e nelle quali veniva eseguita in prevalenza musica lirica, con il piccolo Maurizio impegnato di frequente nel ruolo di accompagnatore al pianoforte.
Ancora adolescente, sul finire del secolo, viene condotto a Napoli per studiare privatamente con quelli che erano considerati tra i migliori maestri del tempo: Alessandro Longo e Florestano Rossomandi per il pianoforte, Antonio Savasta per la composizione. Anche la famiglia si sposta nella città  partenopea trascorrendovi buona parte dell'anno.
La prima esibizione musicale documentata di Quintieri è del febbraio 1902, quando nel salone dell'albergo Vetere di Cosenza partecipa a un concerto in qualità  di pianista accompagnando un baritono e altri strumentisti. Risalgono allo stesso periodo le sue prime composizioni che possono essere individuate in un  Valzer  e una  Polka  per pianoforte andate poi perdute. Altre due sue esibizioni documentate sono del febbraio 1904, quando nell'abitazione del padre accompagna al pianoforte il baritono Gualtiero Lessi e presso il Convitto Nazionale di Cosenza dirige una singolare orchestra (4 violini, 3 mandolini, 1 flauto e 9 chitarre) in una rappresentazione teatrale che comprende brani tratti da  Cavalleria rusticana  e da  Un ballo in maschera.
Sostenendo gli esami da privatista consegue nel 1906 presso il Conservatorio di Napoli il diploma di Composizione e nel 1908 il diploma di Pianoforte. A partire da questo momento egli si trasferisce in modo più stabile a Napoli e per il resto della sua vita alternerà  poi periodi di permanenza prima a Milano e poi a Roma con soggiorni in Calabria in occasione delle vacanze. Solo a partire dal 1964, sulla soglia degli ottanta anni, sceglierà  di abitare definitivamente a Cosenza.
Nel 1908 pubblica per i tipi della casa editrice Nagas di Milano la romanza  Beltà  divina. Il suo stile può essere accostato a quello dei compositori di lirica italiani del tempo: Mascagni, Leoncavallo. Per la musica operistica egli aveva una speciale predilezione, in sintonia con la moda dell'epoca, anche se la sua formazione pianistica lo portava ad apprezzare anche il genere strumentale. Tra il 1909 e il 1915 compone le bozze pianistiche di tre poemi sinfonici:  La vita di un eroe,  Ero e Leandro,  In treno  di cui però non realizza mai la versione per grande orchestra. Tra le composizioni giovanili va inserito anche l'Idillio  per pianoforte e violino, uno dei suoi brani più eseguiti in pubblico.
Grazie all'agiata posizione economica della famiglia, non ha necessità  di esibirsi di frequente in concerto per poter vivere e, di conseguenza, le sue apparizioni sul palcoscenico sono piuttosto diradate. Nella primavera del 1910 suona per due volte con successo presso il Circolo Calabrese di Napoli: la prima volta con un programma dedicato interamente a Chopin, la seconda con uno dedicato solo a proprie composizioni. Tra queste:  Danse impromptu,  Chant sans paroles,  Minuetto,  La vita di un eroe. In entrambe le occasioni furono eseguiti anche brani per canto e pianoforte tra cui alcune delle  Melodie polacche  di Chopin,  Amor nocchiero  e  Beltà  divina  dello stesso Quintieri su versi del fratello Adolfo. Si manifesta dunque la predilezione per il bel canto da parte del musicista che matura l'idea della composizione del melodramma  Julia  su versi di Vittorio Bianchi.
Dopo la Prima guerra mondiale, nel 1920, Quintieri si trasferisce stabilmente a Milano con l'obiettivo di far rappresentare alla Scala il suo melodramma. Vi rimarrà  per circa quindici anni lavorando come maestro sostituto, direttore d'orchestra e accompagnatore di cantanti al pianoforte, esibendosi anche più volte presso la Sala del Conservatorio. È questo un periodo della sua vita fitto di impegni, caratterizzato dall'attività  di direttore di numerose rappresentazioni di opere di Puccini, Bellini, Rossini in molte città  del nord Italia. Non si concretizza però il suo tentativo di far rappresentare a Milano l'opera  Julia, che andrà  invece in scena con successo al Teatro «Massimo » di Cosenza (oggi Rendano) il 18 gennaio 1923, seppur con organici orchestrali e mezzi scenici piuttosto carenti. Quintieri dirige personalmente l'opera la cui trama è ambientata all'epoca della Repubblica partenopea (1799). L'opera fu replicata a Genova in forma cameristica nell'aprile dello stesso anno. Il preludio del secondo atto fu radiotrasmesso dall'Eiar il 4 marzo 1931 con la direzione di Arrigo Pedrollo.
Sul finire del 1923 Quintieri inizia a lavorare alla sua seconda opera,  La rosa di Sion, su libretto di Giuseppe Adami che aveva scritto i libretti per alcune opere di Puccini. Il lavoro ha lunga gestazione e conosce la sua stesura definitiva solo nel 1935. L'ambientazione ebraica della trama, in concomitanza col manifestarsi delle prime derive razziali del regime fascista, è molto probabilmente la principale causa della mancata rappresentazione dell'opera.  
Nel 1927 sposa Francesca d'Ippolito dei Marchesi di Sant'Ippolito e Nicastro dalla quale, nel 1931, nascerà  la figlia Maria. Divenuto padre, egli cessa di colpo l'intensa attività  di direttore d'orchestra che lo aveva visto nell'ultimo decennio protagonista sul podio per le rappresentazioni di numerose opere, quasi sempre nel nord Italia. Non sopporta più lo stress delle tournées e non riprenderà  in mano la bacchetta neanche in occasione delle numerose rappresentazioni della sua successiva opera:  Liliadeh. Da aggiungere che nel 1925 egli aveva scritto il libretto per l'opera  Nazareth  del compositore Franco Vittadini.
Intorno al 1936 Quintieri si trasferisce da Milano a Roma. Le motivazioni dello spostamento potrebbero essere legate alla sua previsione di maggiori possibilità  di inserimento professionale che l'ambiente musicale romano avrebbe potuto offrirgli.  
Dopo un concerto tenuto a fine maggio 1937 come pianista presso il Teatro Verdi di Trieste, nel corso del quale esegue musiche di Chopin, Beethoven, Grieg, Respighi e proprie composizioni, l'attività  pubblica di Quintieri si dirada quasi completamente. Ci saranno ancora radiotrasmissioni di sue musiche da parte dell'Eiar ma, a seguito della crescente deriva bellica, egli lascia Roma e si rifugia in Calabria.  
Dopo la guerra Quintieri ritorna a Roma dove il fratello Adolfo, amico di De Gasperi, farà  parte dell'Assemblea Costituente e sarà  poi deputato democristiano nella prima legislatura. Nella capitale avrà  modo di lavorare all'Istituto Luce producendo le musiche di alcuni documentari diretti da Mario Verdone (padre del noto attore e regista Carlo); si legherà  inoltre di stretta amicizia con Francesco Cilea che lo incoraggerà  a comporre una nuova opera:  Liliadeh  su libretto di Emidio Mucci, che andrà  in scena al Teatro Verdi di Padova nel 1951 e sarà  ben accolta dal pubblico e un po' meno dalla critica.
Intorno al 1955 Quintieri completa una nuova opera dal titolo  Genziana, su libretto di Mario Verdone. Il lavoro, che si discosta dal filone verista che accomunava le tre opere precedenti e si apre ai più moderni echi dell'impressionismo francese e della dodecafonia, non giungerà  però mai a essere rappresentato.
Nel 1964 Quintieri, insignito dell'onorificenza di Socio ordinario dell'Accademia Cosentina, lascia definitivamente Roma e si ritira a Cosenza dove, pochi giorni prima dell'ottantesimo compleanno, tiene l'ultimo concerto come pianista presso il Salone di rappresentanza del Casinò di Società  con un programma dedicato per intero a sue composizioni:  Passeggiando al Pincio,  Lontano ricordo,  Ballata,  Danza bruzia. Lui che era stato un infaticabile viaggiatore, trascorre così l'ultimo decennio della sua vita in tranquillità  vicino alla propria famiglia.  Si spegne all'età  di 91 anni. Quattro anni dopo, nel 1979, la figlia Maria fonda in città  l'Associazione Concertistica, tuttora molto attiva, che porta il suo nome. (Massimo Distilo) © ICSAIC 2020

Nota bibliografica

  • Alberto De Angelis, L'Italia musicale d'oggi. Dizionario dei musicisti. Appendice, Ausonia, Roma, 1928;
  • Attilio Gallo Cristiani, Musicisti di Calabria, Tip. Francesco Chiappetta, Cosenza, 1949;
  • Maria Roberta Milano, Maurizio Quintieri: la vita e le opere di un musicista calabrese, Caruso, Cosenza 2004;
  • Francesco Perri, Maurizio Quintieri ed il teatro musicale calabrese, Associazione Musicale Aura, Cosenza 2005.

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