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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Adilardi, Francesco

Francesco Adilardi [Limbadi (Vibo Valentia), 29 agosto 1815 – Cariati (Crotone), 14 ottobre 1852]

Giovanni, Antonio, Francesco, così nel registro delle nascite del 1815, nacque da Paolo e da Rosa Brancia a Mandaradoni a quel tempo frazione del comune di Motta Filocastro, ora di Limbadi, nell'odierna provincia di Vibo Valentia (all’epoca Calabria Ultra Seconda). Ebbe una sorella, Maria Antonia, che andò sposa a Domenico Carratelli di Briatico dei patrizi di Amantea. Figura della cultura calabrese dell'Ottocento, con una formazione di matrice giuridica, accompagnata da una solida preparazione classica di tipo storico-letterario, erudito e archeologico. La sua personalità di uomo di legge e di cultura e i suoi scritti hanno interessato anche il maggiore biografo degli «uomini illustri delle Calabrie», Luigi Accattatis, che, a lui riserva un ampio profilo nella sua celebre opera dedicata all’esposizione della vita e delle opere dei calabresi illustri, edita a Cosenza nel 1870. Ma ancora prima dell'Accattatis, altri studiosi scrissero sulla vita di Adilardi, tra i quali Filippo Cirelli (in «Poliorama pittoresco», XVII, 1856-57), Nicola Falcone (in «Biblioteca istorica e topografica della Calabria», 1846) e, soprattutto a soli due anni dalla morte (1854), il canonico Vincenzo Brancia, suo congiunto. 
La famiglia Adilardi era tra le più ragguardevoli famiglie patrizie di Nicotera, imparentata con le più prestigiose casate del territorio.
Fu la madre, donna Rosa Brancia, colta e di elevati sentimenti, a fornire la prima educazione a Francesco. Seguirono, poi, gli studi di lettere e filosofia sotto la guida di un colto sacerdote di Motta Filocastro, don Francesco Antonio Pupa e, successivamente, lo studio del diritto alla scuola dei valorosi avvocati Paolo Inglese e Giuseppe Marzano. Vennero, infine, gli studi universitari e la laurea in Giurisprudenza a Napoli.
A Monteleone (odierna Vibo Valentia), il giovane Adilardi godette dell'amicizia e della simpatia del conte Vito Capialbi, celebre letterato, bibliofilo e studioso di antichità, che lo definisce «amicissimo mio», che gli mise a disposizione la sua ricca biblioteca, dalla quale trasse molto profitto negli studi di archeologia e di storia patria. Dal Capialbi, Adilardi derivò anche la passione per gli studi di storia ecclesiastica calabrese, che si tradurrà nella pubblicazione di alcuni importanti saggi storici.
Completati gli studi legali a Napoli, Adilardi si ritirò nuovamente, per volontà dei suoi familiari, a Mandaradoni, dove si dedicò con passione a quella che era la sua inclinazione naturale, e cioè, «raccogliere notizie di antichità e porle nell'ordine dei tempi». Nel 1838, quando aveva soltanto 23 anni, pubblicò a Napoli la sua opera più importante: Memorie storiche sullo stato fisico, morale e politico della città e del circondario di Nicotera, opera per l’epoca modernissima e assai documentata, che riscosse l’apprezzamento degli eruditi e storici del tempo, tra cui Filippo Cirelli, Leopoldo Pagano, Nicola Falcone, Luigi Grimaldi, nonché dello stesso Capialbi.
Nel 1840, per attingere notizie storiche necessarie alle sue ricerche, si recò a Napoli presso la Real Biblioteca Borbonica e Brancacciana. I suoi interessi erano principalmente rivolti a ricostruire, attraverso fonti documentali, le origini storiche e le vicende di alcune diocesi della Calabria. Nel 1847 furono editi i Cenni storici dei Vescovadi di Nicotera e Tropea, di Cariati e Nicastro; che furono molto apprezzati da papa Pio IX, che conferì ad Adilardi la croce di Cavaliere di S. Gregorio Magno.
Va rilevato che Adilardi fu il primo storico attendibile delle origini della sede vescovile di Cariati. Dopo le informazioni approssimative e, a volte, errate, fornite dal Barrio, da Girolamo Marafioti e da Ferdinando Ughelli, che ne datarono la fondazione al V secolo, finalmente gli studi di Adilardi accertano, in base a un diploma del Marzano a Giovanni, vescovo di Cerenzia e Cariati, che la diocesi di Cariati fu creata da papa Eugenio IV nel 1437, su istanza della principessa Covella Ruffo, all'epoca feudataria della cittadina ionica.
Nel 1848 Adilardi pubblicò la Biografia di Ercole Coppola, vescovo di Nicotera dal 1651 al 1656..
Molti furono gli scritti che rimasero inediti, per la precoce morte dello scrittore.
Non meno importante rispetto a quella di storico ed erudito, fu la sua attività di avvocato e di giudice. Laureatosi in Giurisprudenza all'Università di Napoli. Iniziò la sua carriera nella cittadina di Nicotera, dove il 4 marzo 1850 fu chiamato a ricoprire temporaneamente la carica di Regio Giudice. L‘anno successivo, con decreto del 7 aprile 1851, fu nominato Presidente del Consiglio Distrettuale di Monteleone (odierna Vibo Valentia). Scrive Brancia che «in questa onorevole ed importante condizione, desideroso del bene comune, non mancò nell’autorevole adunanza di far quelle proposte, che rilevavano al miglioramento fisico, commerciale e civile del distretto. E tanta bontà ebbe a dimostrare in quel nobile consesso, che si acquistò la benevolenza del Sotto-Intendente Giuseppe De Nava». Tra le tante proposte quella della fondazione dell’Accademia Medamea.
Il 20 ottobre 1851 Adilardi fu nominato Regio Giudice del Circondario di Cariati, dove si distinse per l’imparzialità e la rettitudine, guadagnandosi la stima e la considerazione in tutti i paesi del Mandamento cariatese e della Provincia cosentina. L’Adilardi operò a Cariati per un solo anno, perché l’anno successivo, il 13 ottobre del 1852, «colpito da febbre terzana» (cosi riferisce Brancia), a soli 37 anni, «venne a morte», fu sepolto nel cimitero del paese, che era stato realizzato pochi anni prima (1847), e poi traslato a Limbadi. Con lui morto celibe si estinse il ramo Adilardi nato da Princivalle e Delia Braghò.
Antonino Di Grillo, di Mandaradoni, in un profilo biografico del suo illustre concittadino, pubblicato sul sito "Il Poro.it”, si sofferma sulla morte un po’ “misteriosa" del giudice e storico di Limbadi: alcuni ritengono che perse la vita battendosi in un duello con il suo predecessore perché si congtendevano il cuore di una donna; altri invece sostengono che il vero motivo è stato determinato dal fatto che il suo predecessore, non accettando di essere stato rimosso da una carica cosi prestigiosa, si ritenne offeso nell’onore e sfidò Adilardi in un duello all'arma bianca. Nella contesa questi fu ferito con un pugnale che lo sfidante aveva provveduto a ungere nel veleno, procurandogli una febbre che lo vide soffrire per diversi giorni prima della morte. 
L’Adilardi, con le sue appassionate ricerche sulla storia ecclesiastica, i suoi studi storici sulla città e sul circondario di Nicotera, le sue ricerche araldiche sulle famiglie Adilardi e D'Aflitto, si inserisce in uno dei filoni tipici della cultura calabrese dell'Ottocento: quello degli studi eruditi ed archeologici, solitamente praticati dai giovani rampolli delle famiglie nobili.
Limbadi lo ricorda con una via intestata a suo nome. (Franco Liguori) © ICSAIC 2022 – 12 

Opere edite

  • Memorie storiche sullo stato fisico, morale e politico della città e del Circondario di Nicotera, Tipografia Porcelli, Napoli 1838;
  • Cenno storico del vescovato Cariatese, Tipografia di G. Ranucci, Napoli 1847;
  • Biografia di Ercole Coppola, Tipografia Porcelli, Napoli 1848;
  • Cenno storico sul vescovato di Nicotera, dai torchi di G. Ranucci, Napoli 1848 (estr. da «Enciclopedia dell’ecclesiastico», t. IV, pp. 833-84);
  • Cenno storico sul vescovato di Nicastro, dai torchi di G. Ranucci, Napoli 1849 (estr. da «Enciclopedia dell’ecclesiastico», t. IV., p. 816-883);
  • Cenni storici delle Chiese vescovili di Cariati, Nicastro, Nicotera e Tropea, Tip. All'Insegna del Diogene, Napoli 1849.

Opere inedite

  • Nunzi apostolici nel reame di Napoli;
  • Notizie sul l'istoria naturale civile e religiosa della città di Nicastro;
  • La Provincia Cappuccina di Reggio descritta ed illustrata con brevità;
  • Notizie genealogiche della famiglia Adilardi;
  • Memoria per la istituzione di un Ordine equestre in San Marino a ricompensa del merito, che avea dedicato a Carlo Venturini.

Nota archivistica

  • Archivio Vescovile di Cariati, Atto di morte di Francesco Adilardi, n. 232, 1852,

Nota bibliografica

  • Nicola Leoni, Il cavaliere Francesco Adilardi, autore delle Memorie del Circondario di Nicotera, in «Della Magna Grecia e delle tre Calabrie», Tip. di Vincenzo Priggiobba, Napoli 1846, vol. III, pp. 91-92;
  • Vincenzo Brancia, Biografia di Francesco Adilardi, Tipi di Andrea Festa, Napoli 1854;
  • Luigi Accattatis, Francesco Adilardi, in «Biografe degli uomini illustri della Calabria», Cosenza 1870, pp. 413-416;
  • Luigi Aliquò Lenzi e Filippo Aliquò Taverriti, GIi scrittori calabresi, vol. I, Tip. Corriere di Reggio, Reggio Calabria 1955, ad nomen;
  • Franco Liguori, Risale al 1807 l'istituzione della Pretura di Cariati, in «Il Ponte» (Cariati), febbraio-marzo 1997, p. 3;
  • Gustavo Valente, Adilardi Francesco, in «Dizionario bibliografico biografico geografico storico della Calabria», a cura di G. Palange, M. Caterini, E. Merletti, G. Valente, vol. I, Cosenza 2004;
  • Carmela Galasso, Biografie di personaggi noti e meno noti della Calabria, Pellegrini, Cosenza 2009, pp.16-17;
  • Franco Liguori, Francesco Adilardi e Cariati: il giudice regio e lo storico della diocesi, s.n., Cariati 2015;
  • Franco Liguori, Francesco Adilardi, un uomo di legge e di cultura della Calabria dell’Ottocento, in «Mondiversi», XIII, 5, 2015, pp. 22-23;
  • Antonino Di Grillo, Mandaradoni, paese natale dello Storico Francesco Adilardi, in «il Poro.it», http://poro.it/mandaradoni/index.htm.

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