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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Chitti, Luigi

Luigi Chitti [Cittanova (Reggio Calabria), 17 aprile 1784 - New York, 2 settembre 1853]

Nacque a Casalnuovo (oggi Cittanova) da Giuseppe e da Saveria Barbaro, originaria di Napoli. Il padre era avvocato e giudice presso la Gran Corte Criminale di Reggio Calabria. Nel 1799, la famiglia si era già  trasferita a Napoli, anche se non si hanno notizie certe circa il ruolo svolto dal padre sotto il governo repubblicano. Dopo la restaurazione borbonica, tutta la famiglia venne esiliata in Francia e Luigi completò gli studi giuridici a Parigi. Qui ebbe modo di conoscere gli studiosi delle scienze economiche e si accostò alle opere dei fisiocratici e di Jean-Baptiste Say.
Nel 1806, sposò Amalia Ippeman, avvenente fanciulla francese, figlia di un importante funzionario ministeriale.
Rientrato a Napoli a seguito delle truppe francesi, pur proseguendo gli studi in campo economico, cominciò a esercitare la professione di avvocato. Mantenne sempre i contatti con il suo paese natale che difese, nel 1808, in una importante causa presso il Tribunale per l'abolizione dei diritti feudali contro la principessa Maria Grimaldi Serra, ultima feudataria di Gerace. L'anno successivo ottenne l'incarico di «Uffiziale di carico » presso il Dipartimento degli affari criminali del Ministero di Grazia e Giustizia, una carica corrispondente a quella di Pubblico Ministero.
Nel 1817 pubblicò in tre volumi le opere di Jean-Baptiste Say e nell'ampia prefazione, dalla quale si evince la sua conoscenza diretta del pensiero di Say e di Adam Smith, propone, tra l'altro, di denominare la nuova disciplina non «Economia politica », bensì «Economia sociale ». Il suo campo di studi non appare ancora definitivamente assestato e lo dimostra il fatto che l'anno successivo, nel 1818, insieme con Giovan Vittorio Englen e Giovanni Pasqualoni, cura la pubblicazione di un interessante e chiaro Commentario sulla legge organica giudiziaria de' 29 maggio 1817. Corredato delle leggi, decreti, rescritti, regolamenti, ministeriali e massime di giurisprudenza che dilucidano o modificano i vari articoli della stessa legge.
Gli avvenimenti del 1820-1821 e, in particolare, il fallito tentativo insurrezionale del Morelli e del Silvati, nel cui reggimento militava uno dei suoi fratelli, lo costrinsero a emigrare dapprima a Firenze e poi a Parigi. Sottoposto, al rientro, a un durissimo interrogatorio, detto «lo scrutinio », non rinnegò né le sue idee, né le scelte del fratello e per questo venne radiato dagli uffici pubblici che ricopriva e nuovamente costretto all'esilio. Si stabilì prima a Londra, dove ebbe modo di conoscere Robert Peel, leader del partito conservatore e Richard Cobden, giovane studioso attratto dalla carriera politica; poi dal 1829, a Bruxelles, dove ottenne l'incarico di professore di Economia Sociale.
Si legò al movimento uscito vittorioso dalla rivoluzione del 1830 e in un'opera, intitolata Quelques mots sur l'avenir de la Belgique, analizza le idee, la struttura e la composizione del movimento e, soprattutto, spiega le ragioni che hanno portato alla vittoria, sostenendo che in realtà  il successo è dovuto all'opera e all'intervento della classe operaia senza la quale non sarebbe stato possibile modificare la situazione. Questa considerazione gli attira le antipatie degli altri esuli italiani, schierati su posizioni più conservatrici che liberali, certo assolutamente antioperaie e contrarie alle nuove idee provenienti dalla Francia. La duchessa Costanza Arconati Visconti, amica di Silvio Pellico, di Maroncelli, del Confalonieri, in una lettera del dicembre del 1829, indirizzata al marito, che l'aveva incaricata di reperire informazioni sul suo conto, così si esprime: «il Chiti (sbaglia a scrivere il cognome, ma non è raro) è galantuomo, ma povero, cercator di danari e di opinioni esaltate in politica ». La libertà  politica di uno Stato, sostiene, conquistata con le armi ed a caro prezzo, non può essere difesa né chiedendo aiuto allo Straniero, né mantenendo un perenne stato di guerra. Si parla del Belgio, ma il pensiero corre alla "sua" Napoli. Alcuni esuli italiani, Federico Pescantini, Giuseppe Andrea Cannonieri e Angelo Frignani, su sollecitazione del Gioberti, lo invitarono a collaborare al giornale bilingue «L'Esule », che si pubblicava a Bruxelles ed a Parigi. Iniziò pure a scrivere per «Le Courrier belge » sul quale pubblicò articoli sulle questioni economiche di attualità , a cominciare dalla questione della povertà . Nel 1832 fu chiamato a tenere un Corso di lezioni di Economia presso il Museè des arts et de l'industrie, che due anni dopo si trasformerà  in Università , diventando l'Universitè libre de Belgique di ispirazione laica, liberale e massonica, contrapposta all'Università  Cattolica di Lovanio. Fu nominato professore ordinario di Economia Sociale e tra il 1833 e il 1834, tenne un corso, pubblicato poi a dispense, in cui forniva le prime definizioni di concetti quali ricchezza, forze produttive, distribuzione del prodotto, formazione dei prezzi e valore. Il ministro Quetelet, che aveva assistito, in incognito, a una sua lezione, lo nominò suo consulente. Il 23 aprile 1834 comparve sul «Courier belge », a sua firma, una Lettre au roi, in cui, qualificatosi come «rifugiato politico », infinitamente grato al Belgio per la sua ospitalità , riconosciuta la liberalità  del regime politico, in maniera cortese ma ferma, protestava per i provvedimenti di espulsione adottati contro alcuni esuli che si erano dichiarati repubblicani. Pur dichiarandosi repubblicano, affermò che il regno del Belgio era «la migliore delle repubbliche poiché è una monarchia con garanzie repubblicane ». In nome di tutto questo, concluse chiedendo al re di ritirare tutti i provvedimenti di espulsione. La Lettera ebbe grande risonanza nell'opinione pubblica e segnò veramente la definitiva integrazione dell'esule napoletano nella "nuova" società  belga.
Grazie ai rapporti con gli ambienti governativi avviò una serie di attività  in campo bancario, finanziario e commerciale. Nell'arco di otto anni, dal 1834 al 1843, contribuì alla costituzione di tre banche, tra queste la Banque Fonciere, della quale assunse l'incarico di segretario, corrispondente oggi a quello di amministratore delegato.
Nel 1839 pubblicò la sua opera più importante Des crises financieres et de la reforme du systeme monetaire. Due anni dopo, pur non avendo ancora ottenuto la cittadinanza belga, fu nominato Commissario governativo della Banque de Flandre e Gantoise, un gruppo anglo-belga legato alla potente Societè Generale, tutt'ora attiva. Nel 1844 elaborò un grandioso progetto di investimento che si proponeva di avviare in Virginia (Usa), la realizzazione di una grande fattoria modello. Il progetto prevedeva di coinvolgere un certo numero di operai e disoccupati, di diverse nazionalità , da trasferire negli Stati Uniti. I capitali investiti sembravano sufficienti per l'avvio dell'impresa, ma vennero sottovalutate le opere da realizzare in loco, a cominciare dalle infrastrutture indispensabili quali strade, cantieri, abitazioni per i lavoratori. Le fatiche personali, le privazioni, i disagi, i pericoli minarono la sua già  fragile salute, per cui abbandonò i progetti, rimise l'incarico ai suoi mandanti e tornò a New York con l'intento di liquidare l'intera operazione. Qui, grazie alla fama che lo aveva preceduto, poté contare sull'appoggio di sir Robert Peel e Robert Cobden, oltre che sul sostegno di alcuni operatori economici e politici americani come J.C. Calhoum, D. Webster, all'epoca Segretario di Stato e sui senatori H. Clay e Ch. Summer. Anche la comunità  degli emigrati italiani, compresi gli esuli politici Maroncelli e Confalonieri, cercò di sostenerlo nella vendita dei terreni boschivi. Con questo scopo ritornò a Cincinnati, ma non fu possibile procedere ad alcuna vendita.
Scoraggiato, amareggiato, deluso, stanco, provato duramente nel fisico, si sistemò definitivamente a New York preparandosi a far fronte agli inevitabili e lunghi processi, aperti dal fallimento della sua impresa. La morte lo colse in quella città  e venne sepolto al Bay Cemetery nell'area di proprietà  della Società  di Unione e Benevolenza Italiana. L'elogio funebre, in italiano, in inglese e in francese, venne tenuto dal prof. Felice Foresti, docente alla Columbia University e Presidente della comunità italiana. (Antonio Orlando) © ICSAIC 2022 - 5

Opere

  • Trattato di economia politica o semplice esposizione del modo col quale si formano, si distribuiscono e si consumano le ricchezze; seguito da un'epitome dei principi fondamentali dell'economia politica di Giovanni Battista Say - tradotto dal francese 3 voll., Stamperia del Ministero della Segreteria di Stato, Napoli 1817;
  • Commentario sulla legge organica giudiziaria de' 29 maggio 1817. Corredato delle leggi, decreti, rescritti, regolamenti, ministeriali e massime di giurisprudenza che dilucidano o modificano i vari articoli della stessa legge, (con Giovan Vittorio Englen e Giovanni Pasqualoni), s.n., Napoli 1818;
  • Quelques mots sur l'avenir de la Belgique, Libraire C.J. De Mat, Bruxelles 1830;
  • Cours d'économie sociale (Discours d'ouverture prononcé le 14 décembre 1833), Librarie Jobert, Bruxelles 1834;
  • 2e Lecture, 21 décembre 1833, Ode et Wodon, Bruxelles 1834;
  • Cours d'économie sociale - 3e et 4e Lecture, 4 et 11 janvier 1834) Ode et Wodon, Bruxelles 1834;
  • Des crises financières et de la réforme du système monétaire, Meline, Bruxelles 1839.

Nota bibliografica

  • Vincenzo De Cristo, Prime notizie sulla vita e sulle opere di Luigi Chitti Economista, Prem. Tip. e Lib. Claudiana, Firenze 1902;
  • Mario Battistini, Esuli italiani in Belgio (1815-1861), Leo S. Olschki, Firenze 1968;
  • Giuliano Crifò, Chitti, Luigi, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 25, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1981;
  • Antonio Orlando, Un economista dimenticato: Luigi Chitti, «Rogerius », V, 2, 2002;
  • Antonio Orlando, Luigi Chitti e le crisi finanziarie, «Il Taurikano », XIII, 16, 2000;
  • Daniela Giaconi e Antonella Leoncini Bartoli, Le traduzioni italiane del Traité d'économie politique e de "Sur la balance des consommations avec les productions" di Jean-Baptiste Say (1817-1824): contesto storico, circolazione delle idee e strategie argomentative, Repères DO.RI.F.- Università  di Roma, agosto 2014.

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