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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Assumma Cristofaro Maria

Cristofaro Maria Assumma (Reggio Calabria, 16 dicembre 1826 – 28 dicembre 1908)

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Fu una nobile e venerata figura del clero reggino. Alunno interno del Real Collegio, dimostrò predilezione per il latino nel cui studio, successivamente, si distinse tra imigliori contemporanei. Divenuto sacerdote, intraprese e continuò durante l'intera vita la sua missione con fervore e con dedizione. Insegnò latino nel Seminario di Bova prima e poi in quello di Reggio, distinguendosi per capacità e per saggezza: fu anche poeta apprezzato e scrisse versi di chiara bellezza.
Autore di innumerevoli epigrafi in latino, ogni anno ne scriveva una in occasione delle feste del settembre a Reggio Calabria.

Di lui cosi scrisse nell’«Osservatore romano» mons. Domenico Taccone Gallucci, vescovo di Nicotera e Tropea: «Nell'immane ed indescrivibile disastro della nobile città di Reggio, metropoli ecclesiastica di tutta la Calabria, si perdeva anche il venerando capo di quel Rev.mo Capitolo, il Decano Mons. Cristofaro Maria Assumma. In quella notte orribile, egli periva improvvisamente presso un affettuoso fratello ed un nipote, mentre si perdeva con lui una parte della sua famiglia, «L'Assumma era all'età di circa ottant'anni; ma vegeto, sano di mente ed instancabile nel servizio della sua Chiesa. La sua memoria rimane in benedizione, non solamente nella sua patria, ma pure fra moltissimi amici ed ammiratori.

«Dotato di ingegno preclaro attese agli studi letterarii nel Real Collegio, sotto la disciplina di ottimi professori, e specialmente del Rettore sig. Arcidiacono Gaetano Paturzo, scienziato insigne; e poi, chierico ancora e giovanissimo, nel 1851 ebbe ordine dalla autorità ecclesiastica di quel tempo a trasferirsi come insegnante e vice-Rettore di quel Seminario, insieme all'altro suo ottimo collega sig. Filippo Capri. Traslato poi a Brindisi mons. Raffaele Ferrigno, Amministratore di Reggio, e Vescovo di Bova, ed installato Arcivescovo di Reggio Mons. Mariano Ricciardi nel 1855, questo Prelato degnissimo volle a sé vicino l'Assumma qual segretario particolare e professore di letteratura latina nel suo Seminario. Fu quella l'epoca felice e prospera dell'Archidiocesi reggina.
II Ricciardi, uomo di genio e di sublimi aspirazioni, nel governo di quei suoi figli in Gesü Cristo, fu il tipo del Pastore quale richiedeva il tempo prossimo ad una rivoluzione sociale. In poco più di cinque anni di pace cooperando il degno suo Segretario con altri dello stesso suo sentire, si ebbe in Reggio un Clero zelante e dotto, e la disciplina restaurata.

Nelle nuove circostanze politiche l'Assumma, alternando la dimora tra Reggio e Roma, ove era l’esule suo Prelato rese grandi servizii alla greggia abbandonata, anche con la stampa, perché la sua diletta patria ebbe sempre un giornale cattolico di non comune merito, ad opera del sopra lodato Canonico Caprì.

«Nel Concilio ecumenico Vaticano, Mons. Arcivescovo Ricciardi, che facea parte della Commissione per la Disciplina invitò il Canonico Assumma come suo Teologo; e nell'augusta assemblea fu ammirato come fedele seguace del suo egregio Presule; anzi, in discussioni private con molti Vescovi, sostenne con lui la vera dottrina cattolica sulla Infallibilità Pontificia.

«L'altro Arcivescovo Mons. Francesco Converti, successore del Ricciardi nel 1872, promosse, ad istanza anche del suo Capitolo Cattedrale, lo stesso degnissimo Assumma a Canonico Teologo; ed in seguito l'E.mo Cardinale Arcivescovo Gennaro Portanova nel 1888 lo destinò Provicario Generale e Decano, prima dignità del Capitolo.

«Sostenne con comune ammirazione tali officii per venti anni, cioè fino alla morte.

«Dal Pontefice Leone XIII ricevette l’onore di Protonotario Apostolico; e sarebbe stato insignito della dignità Episcopale, se la debolezza della sua facoltà visiva ed altri incomodi non lo avessero impedito. Per tali motivi le aspirazioni dell'instancabile e sapiente Portanova non ebbero effetto.

«Per più di mezzo secolo il nostro Monsignore attese all'insegnamento nell'insigne Seminario reggino; e fra i suoi discepoli si noverano quattro vescovi, cioè mons. De Lorenzo e mons. Morabito di Mileto, Pugliatti di Bova e Scopelliti di Oppido, per non dire di altri illustri del Clero e del laicato.

«Fu uno dei migliori latinisti moderni, degno concittadino di Diego Vitrioli. Nella sua modestia, pochi lavori letterari aveva pubblicati. Ammiratissime le iscrizioni latine; e lusinghieri elogi ebbe dai più esimii letterati nazionali ed esteri, come da lettere che conservava con molta cura, ma ora forse disperse fra i ruderi della sua casa, «Del suo zelo e della sua carità diede prova quando il morbo del colera desolava, per parecchie volte, quelle contrade, ed in altri eventi dolorosi, meritando plausi anche da persone lui avverse in religione ed in politica. Oratore distinto ed ammirato, predicò la divina parola con frutti salutari».

E noi aggiungiamo che, pei tipi Morello dị Reggio, hạ visto la luce un magnifico volume contenente i suoi Carmi latini.

Morto in seguito al terremoto del 28 đicembre 1908, fu trovato dopo qualche giorno «vestito dell'abito talare genuflesso in atteggiamento devoto di preghiera senza che il corpo presentasse alcuna ferita e come assopito in un placido sonno». (da una biografia di Antonino Labate e Domenico Taccone Gallucci) © ICSAIC 2024 – 01

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Opere

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  • In morte di Giovanni Laboccetta arcidiacono della cattedrale di Reggio. Orazione funebre, dalla tipografia di Ceruso Luigi, Reggio Calabria 1869;
  • Carmina, edit Antoninus Assumma frater; curarit con Francesco Quattrone, Tip. Francesco Morello, Reggio Calabria 1913.

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Nota bibliografica

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  • Antonino Labate, Le nostre vittime. Le brevi memorie dei Sacerdoti reggini periti nel terremoto del 28 dicembre 1908, Tipograña Pontificia, Torino 1910).


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