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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Militerni, Giuseppe Mario

Giuseppe Mario Militerni [Cetraro (Cs) 25 ottobre 1914 – 26 marzo 1967]

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Secondogenito di Vincenzo, agricoltore, che fu sindaco di Cetraro e tra i primi aderenti al Partito Popolare di don Luigi Sturzo, e di Rosina De Caro, ebbe una sorella, Pasqualina, nata nel 1912, e un fratello, Angelo, nato nel 1917. Allo stato civile del Comune di nascita fu registrato con ben otto nomi (Giuseppe, Mario, Vincenzo, Ferdinando, Antonio, Francesco, Benedetto e Mauro).

La sua infanzia e la sua gioventù furono legate ai valori educativi del mondo cattolico, presenti in famiglia, con una zia, Suor Crocifissa (al secolo Teresa Militerni) che fu anche maestra delle novizie presso la Casa Generalizia dell’ordine delle Battistine a Roma. I valori della solidarietà e della giustizia sociale gli vennero inculcati anche da parte di don Eugenio Occhiuzzi, che a Cetraro già nel 1917 difendeva i diritti dei contadini per l’assegnazione delle terre incolte e che fu fondatore della locale Cassa Rurale. Nel 1927 andò a studiare presso il collegio “San Benedetto” nell’Abbazia della S.S. Trinità di Cava dei Tirreni (Sa), dove ebbe tra gli insegnanti l’abate Ricciotti Francesco De Caro (“dom Mauro”), anch’egli di Cetraro, conseguendo la maturità classica nel 1932. Nello stesso anno si iscrisse all’Università di Napoli alla Facoltà di Giurisprudenza.

Era ancora studente quando, nel 1933, fondò a Cetraro l’Associazione giovanile dell’Azione Cattolica, punto fermo della sua esistenza e ai cui principi ispirò il suo operato. Aveva 22 anni quando si laureò, nel 1938, con il massimo dei voti, e in quello stesso anno divenne presidente della Gioventù Italiana di Azione Cattolica e delegato dei Laureati Cattolici della Diocesi di San Marco Argentano. Frattanto, iniziò a esercitare l’attività forense, con studio a Cetraro. Il 27 giugno 1942 a Pompei sposò Elisa Severina De Caro: ebbero nel 1951 un figlio, Mario Giuseppe, che morì a poco più di un mese dalla nascita. Militerni, dopo quel tragico evento, si affezionò notevolmente al nipote Luciano, figlio del fratello, seguendolo negli studi e avviandolo alla professione forense, esercitata in seguito a Roma.

Gli anni del ventennio fascista e della guerra non furono facili neppure per gli esponenti della cultura cattolica, com’era stato dimostrato nei confronti di don Sturzo. Militerni, che era stato Ufficiale di complemento dell’Esercito, nel 1944 entrò a far parte del Comitato di liberazione di Cetraro quale esponente della Democrazia Cristiana, partito che era stato fondato nell’anno precedente e all’interno del quale ricoprì gradualmente vari incarichi, a partire dal 1949, quando venne nominato presidente della Deputazione provinciale di Cosenza, succedendo all’antifascista socialista Nicola Serra. Venne rieletto nel 1952, quando il consesso divenne Giunta, ripristinata la democrazia a tutti gli effetti dopo la caduta del regime e la fase transitoria.

A 42 anni, nel 1956, venne eletto presidente dell’Amministrazione provinciale cosentina, preludio alla sua elezione al Senato della Repubblica (III legislatura) nel Collegio di Castrovillari-Paola nella tornata del 25 maggio 1958 grazie a 46.221 voti (47,15%), oltre il doppio di Domenico De Paola del Pci (20,75%), mentre Vincenzo De Paula del Psi ottenne il 10,26%. Nelle elezioni che si tennero il 28 aprile 1963 venne riconfermato, ottenendo 43.283 voti (44,53%), contro il 21,46% di Umile Peluso (Pci) e il 19,39% di Achille Salerni (Psi), che però venne anch’egli eletto nello stesso Collegio.

La sua carriera politica era iniziata da consigliere comunale nel 1947 e si era protratta per circa dieci anni: in quel periodo vennero avviate a Cetraro importanti opere sul territorio, favorendo insediamenti industriali privati (settore tessile) e, soprattutto, la realizzazione del porto turistico. Durante la sua presidenza, la Provincia di Cosenza realizzò opere di notevole entità strutturale e sociale, con la sistemazione delle strade di competenza e la costruzione di altre, nonché alloggi per i lavoratori dipendenti, case di accoglienza, Dispensari d’igiene sociale e la nuova sede dell’Istituto provinciale per l’infanzia. Era, nel contempo, anche presidente della Federazione provinciale dell’ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) e del Consorzio provinciale d’Igiene sociale. In passato era stato membro del primo Consiglio d’Amministrazione dell’Opera Sila per l’attuazione della Riforma Agraria in Calabria. Fu anche sostenitore, nel 1950, della designazione di Cosenza quale capoluogo della Regione.

Nelle due legislature in cui venne eletto al Senato Militerni fu molto attivo e propositivo, anche a livello nazionale, non solo per le problematiche riguardanti il suo Collegio e il Mezzogiorno. Peraltro, era molto stimato e apprezzato dai vertici del suo partito, e aveva una particolare affinità con Attilio Piccioni, che ne era stato segretario nazionale nel 1946 succedendo a De Gasperi. 

Nel corso della III legislatura, dal 1958 al 1963, fu membro della Giunta consultiva per il Mezzogiorno, delle Commissioni permanenti per la Difesa, l’Agricoltura e l’Alimentazione, il Lavoro, l’emigrazione e la previdenza sociale, nonché della Commissione parlamentare per il parere sulla redazione di normative sulla sperimentazione agraria e per il piano quinquennale di sviluppo in agricoltura (“Piano Verde”). In quella successiva, iniziata nel 1963, confermati gli incarichi precedenti, fece parte anche delle Commissioni permanenti sugli Affari esteri e sulle Finanze, per la riforma dei trattamenti pensionistici e di quella d’inchiesta sul fenomeno della mafia. Ebbe particolare attenzione e predisposizione per le problematiche dell’agricoltura (fu anche presidente della Commissione consiliare per la costituzione del Consorzio del Cedro dell’Alto Tirreno cosentino). Fu relatore di numerosi e importanti disegni di legge, riguardanti comparti diversi, ma imperniati soprattutto nell’elaborazione della legislazione riferita ai problemi del Mezzogiorno (con le norme integrative per l’accelerazione dei lavori dell’autostrada Salerno – Reggio Calabria) e dell’agricoltura, settore al quale si è sempre sentito legato per via delle tradizioni familiari. Si occupò anche delle università nelle regioni che ne erano sprovviste e di edilizia nel piano di sviluppo scolastico. Fece parte, inoltre, nel 1961, della delegazione del Senato che a Torino partecipò, assieme ai rappresentanti del parlamento di altri Paesi dell’allora Comunità Economica Europea, alla promulgazione della Carta Sociale d’Europa, firmata il 18 ottobre di quell’anno, convenzione internazionale che fu l’avvio del programma di integrazione dei diritti politici e sociali nel continente. Non ebbe mai incarichi nei vari governi delle due legislature, che furono guidati da Fanfani, Segni, Tambroni, Leone e Moro, ma fu collaboratore stretto dei ministri Piccioni, Pastore (per il Mezzogiorno) e Restivo (per l’Agricoltura), dei corregionali del suo partito Antoniozzi e Cassiani, nonché dello stesso Giovanni Leone quando era presidente del Consiglio.

Persona di elevato rango culturale e dal linguaggio forbito, Militerni fece parte dell’Accademia Cosentina e, oltre ad aver pubblicato libri e contributi su riviste di settore nell’ambito del diritto, aveva iniziato sin da giovane a collaborare con autorevoli riviste (Esperienze, diretta da Piccioni), con il quotidiano Il Popolo, organo ufficiale della DC, nonché del settimanale Democrazia Cristiana, fondato da don Luigi Nicoletti nel 1943, quando il sacerdote diede vita al Comitato Esecutivo provinciale di Cosenza, divenendone segretario. La sua pubblicazione Il messaggio sociale di San Francesco di Paola, scritta nel periodo in cui era in collegio a Cava dei Tirreni ma pubblicata per la prima volta nel 1966, anticipa in parte le più importanti linee-guida del Concilio Ecumenico Vaticano II ed è supportata dalla prefazione di Giovanni Leone, giurista di elevato rango che sarà poi Presidente della Repubblica nel 1971.

Il suo secondo mandato a Palazzo Madama venne bruscamente interrotto il 26 marzo 1967, domenica di Pasqua, quando venne colpito da infarto mentre si trovava a Cetraro, nel cui cimitero riposa.

Il senatore Militerni, per tutti “don Peppino”, è stato un politico stimato anche dagli avversari per la sua coerenza e integrità morale, lungimirante e mai bigotto, molto amato dalla popolazione di Cetraro e della Calabria. A Castrovillari è a lui intitolata una via della città.  (Letterio Licordari) © ICSAIC 2024 – 2

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Pubblicazioni principali

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  • Furto su cose destinate a pubblica reverenza, Utet, Torino 1939;

·       Il monismo giuridico e la crisi del diritto, Giuffrè, Milano 1952;

  • Coefficienti ubicazionali per l’industria italiana ed europea in Calabria, Tip. Bardi, Roma 1961;
  • Dimensioni europee della problematica di sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno d’Italia, Tip. Bardi, Roma 1962;
  • Il messaggio sociale di San Francesco di Paola, prefazione di Giovanni Leone, Arti Grafiche Di Mauro, Cava dei Tirreni 1966 (II ediz., Editoriale Progetto 2000, Cosenza 2014).

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Nota bibliografica

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  • Jole Lattari Giugni, I parlamentari della Calabria: dal 1861 al 1967, Morara, Roma 1967, pp. 341-342;
  • Ennio Stamile (con Luigi Leporini), Il senatore Giuseppe Mario Militerni. Cetrarese, cattolico, politico lungimirante, a cura di Carlo Andreoli, Progetto 2000, Cosenza 2014;
  • Portale del Senato della Repubblica – https://www.senato.it
  • Ciro Rosario Cosenza, Cetraro nel XX secolo. Fatti, personaggi e coriandoli di storia, Pro Loco Civitas Citrarii 2003, p. 93;
  • Carlo Andreoli, Almanacco cetrarese, Tip. Mazzitelli, Cetraro 2009, p. 62;
  • Alessandro De Virgilio, Le quattro giornate di Catanzaro. 25-28 gennaio 1950, la città in rivolta per il capoluogo, Rubbettino, Soveria Mannelli 2014.

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Ringraziamenti

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  • L’A. ringrazia la dott.ssa Palmira Tricarico del Comune di Cetraro e l’avv. Luciano Militerni per le notizie e i dati forniti.

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