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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Valitutti, Giuseppe

Giuseppe Valitutti [Paola (Cosenza) 12 febbraio 1826 – 24 settembre 1891]

Dichiarato allo Stato civile con i nomi Giuseppe Maria Salvatore Giuliano, nacque dal galantuomo Antonio e dalla nobildonna Giulia Baratta, un’antica e influente famiglia paolana di proprietari terrieri di ispirazione risorgimentale.

Nel 1848 fu tra i protagonisti dei moti insurrezionali calabresi, ma riuscì a scampare al carcere. La sua grazia fu, infatti, dovuta al fatto che altri quattro membri della sua famiglia erano già stati incarcerati dal governo borbonico.

Il 2 luglio 1850 sposò donna Adelaide Ersilia Serafina Clausi, figlia di Domenico Ignazio e Maddalena Valitutti, dal cui matrimonio nacquero i figli Pasquale (1852), Leopoldo (1855), Elvira (1857), Vincenzo (1860), Teresita (1861), Antonio (1865), Nicolò (1867), e Alfredo (1869).

Nel 1859 assunse la direzione del Comitato rivoluzionario del circondario di Paola e l’anno seguente ricevette l’incarico di presidenza del locale governo provvisorio, arrivando a proclamare tra i primi in Calabria la caduta dei Bobone sebbene le truppe del re Ferdinando II fossero ancora stanziate nel territorio calabrese. Nella risalita verso Napoli di Giuseppe Garibaldi non partecipò alle azioni militari sul campo di battaglia ma prestò invece assistenza all’esercito, ospitando nel suo palazzo gli ufficiali e nel teatrino di sua proprietà i soldati. Fu indicato, per espressa volontà del futuro ministro di Grazia e giustizia e dei culti Raffaele Conforti, tra i promotori per l’attuazione del plebiscito di Napoli nel circondario di Paola.

All’indomani dell’unificazione nazionale, il 9 luglio 1861 fu designato maggiore della Guardia nazionale di Paola, incarico poi riconfermato nel 1866 sino al 1870. Nel periodo post unitario sino alla sua scomparsa fu una figura centrale nella vita politica-amministrativa a livello comunale e provinciale assumendo la carica di consigliere e primo presidente del consiglio provinciale della Calabria Citra, di deputato del circondario di Paola, di consigliere comunale e sindaco della sua cittadina. Fu anche presidente della commissione d’inchiesta circondariale sulle opere pie.

A livello nazionale la sua esperienza politica iniziò con le prime elezioni politiche del Regno d’Italia del 27 gennaio 1861, quando candidatosi con la Sinistra storica nel collegio elettorale di Paola con 131 preferenze e 150 consensi al ballottaggio del 3 febbraio fu sconfitto da Luigi Miceli. Il 7 gennaio 1864, tuttavia, Miceli rassegnò le proprie dimissioni in segno di protesta per l’estensione della legge Pica per la repressione del brigantaggio in Sicilia e con la convocazione delle elezioni suppletive del 24 gennaio si candidò nel medesimo collegio elettorale e con 222 voti fu eletto alla Camera, battendo Miceli che aveva riproposto la sua candidatura. Tale esperienza politica fu di breve durata. Il 22 ottobre 1865 gli elettori furono richiamati alle urne. Ricandidatosi nel collegio di Paola con 333 preferenze riconfermò il suo seggio a Montecitorio, sconfiggendo ancora una volta Luigi Miceli. Nella successiva competizione nazionale del 10 marzo 1867 si ripresentò nel collegio paolano e con 377 preferenze fu rieletto alla Camera, battendo nuovamente Miceli.

Il 9-10 dicembre 1869 al teatro San Ferdinando di Napoli, insieme ad altri sessanta tra deputati e senatori tra cui i calabresi Benedetto Musolino, Luigi Miceli e Davide Andreotti, aderì all’anti-concilio napoletano. L’incontro, sostenuto direttamente da Giuseppe Garibaldi, fu promosso dal deputato napoletano Giuseppe Riccardi e altri con la finalità di contestare il concilio Vaticano I da tutti coloro che si professavano «liberi pensatori di tutto il mondo civile […] con l’intento di opporre alla cieca fede, su cui si fonda il cattolicesimo, il gran principio del libero esame della libera propaganda».

Nelle elezioni politiche del 20 novembre 1870 con 322 preferenze terminò la sua esperienza parlamentare, vista la vittoria elettorale del barone Giacomo Del Giudice di Belmonte Calabro che con 354 voti fu eletto nel collegio di Paola.  L’ultimo tentativo di ritornare alla Camera si verificò con le elezioni nazionali del 16 maggio 1880, dove si ricandidò nel collegio di Paola e con 304 consensi fu battuto nuovamente dal barone Del Giudice.

La seconda sconfitta determinò il suo ritiro dalla scena politica nazionale e la prosecuzione del suo lavoro a livello comunale e provinciale. All’indomani delle elezioni provinciali del 1880, il suo sfidante Vincenzo Baroni gli contestò l’elezione a consigliere provinciale nel mandamento di Paola. La causa fu individuata nell’abuso dei suoi poteri di sindaco per la mancata restituzione di un prestito di 270.000 lire deliberato a suo favore dal consiglio comunale nel 1877 e nonostante ciò fu ugualmente designato con decreto del maggio 1880 contabile comunale. La questione interessò dapprima il locale ufficio elettorale sino ad arrivare al giudizio della magistratura, la quale si pronunciò a favore della decadenza della carica di consigliere provinciale. Inoltre, per le medesime motivazioni gli fu contestata anche l’elezione a consigliere comunale per la quale fu tuttavia confermata l’eleggibilità.

Alla Camera dei deputati la sua attività non fu particolarmente significativa, intervenendo soltanto in due occasioni per dichiarazione di voto.

Morì all’età di 65 anni. Nel cimitero comunale di Paola è presente una lapide commemorativa del suo impegno nel periodo risorgimentale e della sua attività politica esercitata a livello calabrese e nazionale. Esponente della Sinistra storica e liberale fu una figura di spicco nel Risorgimento calabrese lungo la costa Tirrenica e della classe dirigente italiana all’indomani dell’unificazione nazionale.

Nel corso della sua vita ricevette diverse onorificenze, l’11 agosto 1863 fu tra i primi quattro cosentini ad essere nominato cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro, il 3 giugno 1877 fu designato cavaliere ufficiale dell’ordine della corona d’Italia, il 15 giugno 1883 commendatore dell’Ordine della corona d’Italia e infine anche la medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia 1848-1870. (Prospero Francesco Mazza) © ICSAIC 2023 – 09

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Nota bibliografica

  • Il consultore amministrativo: giornale di legislazione, giurisprudenza, dottrina ed interessi amministrativi, Stabilimento Giuseppe Civelli, Verona 1882, pp. 97-99;
  • Carlo Righetti, I 450 deputati del presente e i deputati dell’avvenire per una società di egregi uomini politici letterati e giornalisti, Ufficio Cronaca Grigia, Milano 1865, pp. 12-13;
  • Le elezioni politiche al Parlamento Subalpino e al Parlamento italiano, Tipografia della Camera dei deputati, Roma 1898 pp. 477-478.
  • Jole Lattari Giugni, I parlamentari della Calabria: dal 1861 al 1967, Morara, Roma 1967, p. 424;
  • Francesco Spezzano, La lotta politica in Calabria: (1861-1925), Lacaita, Manduria 1968;
  • Fulvio Mazza (a cura di), Paola: storia, cultura, economa, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999, ad indicem;
  • Il tirreno cosentino: storia, cultura, economa, Rubbettino, Soveria Mannelli 2014, ad indicem.

Nota archivistica

  • Archivio storico del comune di Paola, Registro delle nascite, atto n. 35, p. I, serie 1826;
  • Archivio storico del comune di Paola, Registro dei matrimoni, atto n. 21, p. I, serie 1850;
  • Archivio storico della Camera dei deputati, Giuseppe Valitutti, (1861-1870).

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