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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Zerbi, Rocco

Rocco Zerbi [Oppido Mamertina (Reggio Calabria), 1792 - 9 giugno 1863]

Nato nel seno di una famiglia facoltosa, era figlio di Domenico Antonio, amministratore dei beni della Cassa Sacra nel territorio, e di Giovanna Messina. Come usava per i rampolli di un ceto altolocato, è stato affidato presto al locale Seminario vescovile, dove si è formato sotto la guida di professori di un certo rigore, quali il canonico Masdea, il decano Princi e il sacerdote Procopio. Riferisce l'Accattatis in un tratto biografico a lui consacrato che tali insegnanti erano stimati   «sommi in fatto di latine e greche lettere, e di discipline filosofiche e morali ». Dopo il primo ciclo di studi, si è avviato a quelli di giurisprudenza, che ha completato brillantemente con il conseguimento della laurea.
In successione il giovane avvocato si è offerto all'agone municipale e ha servito il suo paese quale sindaco dal 1827 al 1830. L'ambiente di Oppido risultava al tempo però piuttosto ristretto e la sua preparazione in diritto amministrativo, aprendogli più vasti orizzonti, lo portava a cercare altre strade più consone. Già  nel 1837 otteneva la nomina a Consigliere d'Intendenza, per cui si è trasferito necessariamente a Reggio Calabria. Appresso gli si affidava l'incarico di Sottointendente, impegno che lo ha visto nelle sedi di Palmi e di Gerace. È rientrato poi a Reggio con la funzione di Segretario Generale quindi di Intendente. Ha ottemperato a quest'ultima carica anche a Bari.
Si vivevano tempi turbinosi e il funzionario oppidese si è venuto a trovare, al pari di tanti colleghi, in situazioni incresciose. Operava a Reggio quando nel 1847 ha dovuto agire con una qualche risolutezza in un frangente burrascoso. Scoppiati i noti moti rivoluzionari, si è comportato con accortezza riuscendo a riportare la calma tra i cittadini ormai sulla via della ribellione e le forze borboniche, che, pervenute con delle navi, si apprestavano a un reale bombardamento.
Un testimone oculare è il canonico Paolo Pellicano. Afferma questi che lo Zerbi, avvisato in nottata dei paventati sviluppi del giorno dopo, assieme al Comandante Militare Principe d'Aci, ha fatto presente ch'egli non si sarebbe opposto alla paventata azione perchè, pure se l'avesse voluto, si trovava privo dei mezzi utili a essere impiegati. Così si è potuto evitare uno scontro dagli esiti imprevedibili.
A quanto si scrive, si è comportato ugualmente bene un paio di anni dopo, nel mentre dimorava a Bari. In questa città  imperversava la reazione e le angherie degli uomini politici di spicco non si facevano proprio attendere. Non sopportando più oltre, a un bel momento rassegnò le dimissioni e ai ministri Picchineda e Murena rivolse, tra l'altro, questa decisiva espressione:   «Prendetevi la vostra carica ed il vostro impiego, io mi prendo la mia integerrima coscienza ed il mio leale carattere ». Il suo comportamento nei frangenti rivoluzionari è stato particolarmente lumeggiato dal Guarna Logoteta nella sua cronistoria reggina.E al dire del Frascà , nel 1860 è entrato nelle grazie del Governo Italiano, che lo ha designato Prefetto di Reggio, ma si è decisamente schermito opponendo che a un galantuomo non era concesso di pronunziare due volte il giuramento di fedeltà  al re.
Di conserva col suo incarico lavorativo ha coltivato quello dello studio della giurisprudenza e la sua opera  La polizia amministrativa municipale del regno delle Due Sicilie, data alle stampe nel 1846, avrebbe suscitato all'epoca echi entusiastici. Molta soddisfazione ha espresso allora il ministro Pasquale Stanislao Mancini, che ha spedito parecchie copie in Germania, dove è stata apprezzata e ha definito l'autore «iniziatore e riformatore del vero dritto amministrativo ».
Un'ampia biografia di questo illustre oppidese è stata tracciata dall'Accattatis, che l'ha compresa in un volume delle sue note biografie: lo studioso oppidese, in aggiunta alla fatica in questione, ha dato alle stampe anche discorsi inaugurali di consigli provinciali, memorie legali e amministrative e si è impegnato in un distinto lavoro, rimasto inedito, che verteva sui «vari principii del diritto amministrativo ».
Tanti suoi articoli si trovano soprattutto nel periodico reggino «La Fata Morgana », rivista dove si occupava in particolare di economia e statistica. Nei numeri 16 e 17 del 1838, con l'articolo  Gioia e il suo commercio si è occupato della problematica della Piana. Ulteriore suo articolo sull'oppidese Domenico Antonio Malarbì segretario dell'Università  di Malta, è compreso nelle Biografie degli Uomini illustri del Regno delle Due Sicilie del Gervasi edito in Napoli nel 1828.
Sposatosi con una nobile rampolla di schiatta nobile di Gerace, Clementina Scaglione, Zerbi ha avuto ben 7 figli, tra cui Domenico, giornalista e scrittore (1814-1877), padre a sua volta del più noto Rocco, che al cognome originario ha preposto il "De", particella indicativa di nobiltà , coinvolto poi nello scandalo della Banca Romana. (Rocco Liberti) © ICSAIC 2022 - 5  

Opere

  • La polizia amministrativa municipale del regno delle Due Sicilie, Tipografia dell'Urania, Napoli 1846

Nota bibliografica

  • Luigi Accattatis,  Le biografie degli Uomini illustri delle Calabria, vol. II,  Tip. Municipale,Cosenza 1877, pp. 471-472;
  • Carlo Guarna Logoteta,  Cronistoria di Reggio di Calabria, vol. IV, ristampa a cura di Domenico De Giorgio, Reggio Calabria, Stabilimento Tipografico "La Voce di Calabria", ristampa anastatica Barbaro Editore, Oppido Mamertina 1994,  passim;
  • Biografia degli Uomini illustri del Regno di Napoli,  presso Nicola Gervasi, Napoli  1828;
  • Vincenzo Frascà ,  Oppido Mamertina riassunto cronistorico,  Tipografia "Dopolavoro",  Cittanova 1930;
  • Rocco Liberti,  Attualità  di Rocco De' Zerbi, Pellegrini, Cosenza 1973, pp. 18-21;
  • Lucrezia Zappia,  La   «Fata Morgana » e i moderati reggini (1838-1844), «Archivio Storico per le Province Napoletane », XVII (XCVI dell'intera collezione), terza serie, 1978, pp. 309-357;
  • Rocco Liberti,  Momenti e figure nella storia della vecchia e nuova Oppido, Barbaro Editore, Oppido Mamertina 1981, pp. 297-298.  

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