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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Del Pozzo, Nicolantonio

Nicolantonio Del Pozzo [Mammola (Reggio Calabria), 18 dicembre 1882 - 29 dicembre 1925]

Nasce da Roberto e Angela Pellicanò. Appartenente a famiglia benestante, da giovane professa idee socialiste, fino a quando, durante un soggiorno a Napoli, dichiara di aderire ai principi libertari.
Nei primissimi anni del Novecento si fa notare in alcuni paesi del reggino perché svolge attiva propaganda delle proprie idee; in tale periodo, inoltre, manda spesso corrispondenze al giornale anarchico «L'Avvenire Sociale » di Messina, che ha contribuito a fondare assieme a Ottorino Bruzio, Antonio De Cola, Tommaso De Francesco, Salvatore Frodà , Gennaro Tucci, Costantino Varvesi, Salvatore Visalli e Antonino Zoppina. Il 27 maggio 1906, per conto dell'"Avanti!", si reca a Benestare, teatro di una recente rivolta contro la nomina del medico condotto e - più in generale - contro le scelte dell'amministrazione comunale. In quell'occasione, per condurre un'inchiesta per il giornale "Il Secolo" di Milano erano arrivati in paese grossi personaggi del socialismo calabrese, come Pasquale Namia, Francesco Parigli e l'avvocato Gaetano Ruffo.
Dopo avere soddisfatto gli obblighi di leva, nel 1907 si stabilisce a Roma, dove nel maggio di quell'anno diviene amministratore de «La Gioventù libertaria », organo del Fascio della gioventù socialista-anarchica della capitale, quindicinale del quale sarà  tra i principali redattori assieme a Ettore Sottovia, Eolo Varagnoli e Sante Ferrini. Il giornale, nato nel settembre 1906, porta avanti la battaglia a favore dell'organizzazione operaia e del sindacalismo, a patto che quest'ultimo «non si occupi di politica parlamentare né pro né contro », ma si muova invece sul terreno dell'azione diretta e polemizza con la locale Camera del lavoro accusata di riformismo. Iscrittosi alla facoltà  di giurisprudenza, si mette a capo di un attivo gruppo di studenti, facendosi sempre notare in occasione di manifestazioni ritenute sovversive dalle autorità  di pubblica sicurezza. Il 24 maggio 1907, durante un comizio anticlericale tenuto in forma privata all'università , prende la parola e termina il suo discorso affermando: «Bisogna correre alle barricate e rovesciare tutto ciò che si oppone alla rivendicazione dell'umana civiltà . Non voli platonici, non proteste scientifiche contro chi di natura è refrattario ad ogni progresso civile, ma rivolta violenta e guerra senza quartiere per fare trionfare la rivoluzione sociale ». Nel mese successivo partecipa al congresso anarchico nazionale svoltosi nella capitale  dal 16 al 20 giugno successivi  e si esprime più volte a proposito dell'azione individuale e collettiva «del partito dell'antimilitarismo » e sulla necessità  di intensificare la propaganda in tutte le regioni d'Italia. Nel corso del congresso - assieme a  Luigi Fabbri, Ignazio Scaturro, Cesare Zanotti Ettore Sottovia, Tommaso De Francesco, Fortunato Serantoni, Rinaldi di Urbino, Adelmo Smorti (poi sostituito da Cesare Stazi) - gli viene affidato il compito di formare una commissione incaricata di preparare l'uscita del giornale «L'Alleanza Libertaria »,  che inizierà  le pubblicazioni a Messina, come  settimanale,nell'anno successivo.
Nel gennaio 1908, in occasione della commemorazione della "Domenica rossa" all'università  di Roma, viene arrestato perché tenta di fomentare disordini, venendo espulso dall'ateneo. Nel marzo successivo partecipa al congresso anarchico tenutosi a Foligno in rappresentanza della Federazione anarchica laziale, mentre in aprile viene nuovamente arrestato in seguito al conflitto avvenuto in Piazza del Gesù per un incidente sul lavoro, nel quale vengono uccisi e feriti diversi anarchici.  
In seguito diviene per breve tempo redattore del giornale sindacalista «Il Rinnovamento » e poi del giornale anarchico «L'Alleanza » di Roma. In occasione del comizio organizzato dalla Lega generale del lavoro il 2 aprile 1909 alla Casa del popolo, commemora, per conto della Federazione socialista-anarchica del Lazio, i compagni uccisi l'anno precedente, inveendo contro i capi del governo che definisce «massacratori del popolo ».
Nel 1911 lascia Roma per tornare nel suo paese, dove si limita a esercitare la professione di avvocato abbandonando le idee sovversive e dove, nel 1914, viene eletto prima consigliere comunale e quindi, sempre nello stesso anno, anche consigliere provinciale.
Muore a Mammola ancora giovane, a soli 43 anni. (Katia Massara) © ICSAIC 2022 - 10

Nota archivistica

  • Archivio Centrale dello Stato, Casellario Politico Centrale, b. 1702, f. 108869, cc. 8, 1902, 1914 e 1927.

Nota bibliografica

  • Katia Massara, L'emigrazione «sovversiva ». Storie di anarchici calabresi all'estero, Le nuvole, Cosenza 2003, p. 78;
  • Dizionario biografico degli anarchici italiani, diretto da M. Antonioli, G. Berti, S. Fedele, P. Iuso, 2 voll., Bfs Edizioni, Pisa 2003-2004, ad indicem;
  • Katia Massara e Oscar Greco, Rivoluzionari e migranti. Dizionario biografico degli anarchici calabresi, Bfs Edizioni, Pisa 2010, ad nomen.
  • Oscar Greco, La rivolta di Benestare del 1906, in Piero Bevilacqua (a cura di), Storie di lotta e di anarchia in Calabria, Donzelli, Roma 2021, pp. 47-70 (in particolare, p. 68.
  • https://bettini.ficedl.info/article282.html

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