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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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La Cava, Pasquale

Pasquale La Cava [Santa Cristina d'Aspromonte (Reggio Calabria), 27 giugno 1819 – 13 febbraio 1886]

Primogenito dei dieci figli di Nunzio, possidente, medico e patriota, e di Fortunata Piromalli, è stato un illustre, ma scarsamente conosciuto, rappresentante della paleontologia calabrese. Nel 1840, doveva già trovarsi a Napoli se appena ventunenne, il 20 agosto, quale socio ordinario dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti, leggeva in tale istituzione una sua Memoria «Sulla efflorescenza della soda clorurata che trovasi in taluni fumajoli attivi del Vesuvio»,

Nell'elaborato, in cui da conto dell'operazione esperita per venirne a capo, si fa cenno alle varie presenze sul vulcano e all'asportazione di alcuni cristalli a fine di studio.

Altra memoria l’ha presentatanella tornata del 19 novembre dello stesso anno. Il nuovo tema si qualificava quella volta Sugli ossisali doppii di bismuto con interesse rivoltoprincipalmente ai «solfati ed ai fosfati doppii di bismuto». Senza data figura poi una breve nota «Sull'arsenicato di chinina. Quest'ultimo lavoro apparirà nel 1845 sul periodico Annuario delle Scienze Chimiche Farmaceutiche e medico legali del Sembenini.

Nel 1842 lo studioso cristinese era di nuovo in attività con la presentazione di altra memoria su «La barite solfata da lui rinvenuta ad Antonimina», presentazione cheesaminata da una commissione di tre studiosi, fu ritenuta «pregevole … perché annunzia un nuovo sito in cui rinviensi quella specie minerale».

In un articolo pubblicato nel medesimo anno, Salvatore De Renzi, Medico Maggiore dell'Ospedale di Santa Maria di Loreto di Napoli, ha indicato La Cava, Socio dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti, quale chimico e medico, suo collaboratore e addetto allo studio del sangue, ch’era stato indotto a ritornarsene al paese in quanto costrettovi da «familiari sventure».

Tra i giovani accademici assieme a lui nel 1840 era entrato un altro calabrese di vaglia, Giuseppe Antonio Pasquale di Anoia, col quale il cristinese intesserà una lunga amicizia. Di lui nella sessione dell'Accademia del 21 luglio veniva a presentare una ricerca sulla «Torfa terrosa rinvenuta in Calabria».

Nell'anno accademico 1841-1842 esponeva ancora uno studio geologico sulla sua provincia, nel cui territorio aveva effettuato un viaggio apposito. Il tema riguardava il granito di Bagnara «che è molto esteso ed è di «varia struttura» e altre particolarità.

Nella seduta dell'Accademia del 19 gennaio 1842 il direttore Orazio Gabriele Costa gli consegnò una medaglia d'argento «per le ricerche geologiche da lui fatte negli Appennini di Calabria; e specialmente in Aspromonte».

Nell'adunanza del 30 marzo 1843 dell'Accademia degli Aspiranti Naturalisti, leggeva un'altra sua fatica, «Rapporto sui cambiamenti avvenuti al Vesuvio dal 27 Decembre al 19 Marzo 1843». Il lavoro è stato inserito negli Annali della stessa Accademia, nel fascicolo V. Ancora, risultando lui segretario e il Pasquale presidente, teneva a officiare una interessante memoria, nella quale viene a spaziare in particolar modo nel territorio della provincia reggina, «Sulla giacitura e sulle forme del ferro solforato della Provincia di Reggio».

Simultaneamente dava alle stampe presso G. Rondinella di Napoli assieme a Leonardo Dorotea, altro accademico, la traduzione della «Chimica organica applicata alla fisiologia animale ed alla patologia» ecc. del chimico tedesco Giusto Liebig, un'autorità in materia. Detta traduzione era compresa anche in una Miscellanea pubblicata sempre a Napoli da Nunzio Pasca.

Nei 1845 La Cava dirigeva il Giornale di chimica, farmacia e scienze affini, e l'anno dopo entrava a far parte anche della prestigiosa Accademia dei Georgofili di Firenze quale socio ordinario. In quell'anno gli Annali Civili del Regno, oltre a far riferimento al lavoro sugli ossalati, riportavano ulteriori due fatiche, una «Memoria su' cirri delle piante, o viticci» e la «Flora di Capri», compresa in un volume di vari autori.

Il padre di Pasquale, Nunzio, che nel 1846 figurava presente tra gli eleggibili del Comune di Santa Cristina, l'anno dopo, il 28 marzo scriveva una lettera all'Intendente informandolo che il figlio, Professore di chimica applicata alle arti militari, si portava in Toscana e Piemonte allo scopo di adottare «oggetti scientifici», A Napoli rimanevano altri due figli che avevano bisogno della sua presenza, motivo per cui rinunciava alla carica di decurione. Nel maggio del 1848 Nunzio e Pasquale si unirono ai rivoltosi contro la casa Borbone e mal gliene è venuto. Mentre al padre si è imputato di diramare «proclami incendiari contro il governo», il figlio è stato accusato di essersi unito a De Lieto e altri rivoltosi, aver menato vanto di far parte «dell'Orda che espulse i Gesuiti» da Napolie progettato di fondere le campane per ricavarne cannoni. Non si conoscono le traversie dei due nei detti frangenti, ma nel 1851 Pasquale prendeva la via di Costantinopoli, dove si dedicò all'insegnamento della chimica.

Dalla Turchia è ritornato a Napoli nel 1860, ma già nel mese di novembre era a Santa Cristina, da dove scriveva all'amico Giuseppe Antonio Pasquale informandolo che sarebbe partito subito per Costantinopoli.

Intanto, mutata la situazione con l’Unità d’Italia, un decreto luogotenenziale veniva a riconoscere i suoi meriti. Tra vari altri incarichi nel 1861 fu nominato professore del Collegio Medico Chirurgico, incaricato «per la chimica organica ed inorganica e legale».

Erano della partita altri illustri calabresi come Giuseppe Antonio Pasquale, che doveva vedersela «per la botanica e materia medica», e Carlo Tarsitani «per l'ostetricia e clinica ostetrica».

Il 18 ottobre 1868 La Cava scriveva al Prefetto che, tornato in patria dopo un lungo esilio, non aveva imitato «quelli che per rifarsi delle sofferte persecuzioni si occuparono procurarsi impieghi governativi», e, da liberale onesto, aveva stimato bene dedicarsi ai suoi possedimenti terrieri. Nella coltivazione dei fondi egli, certo, non ha smentito la sua indole e ha voluto applicare i metodi di agricoltura appresi nei vari viaggi. Ma i compaesani, che non l'approvavano, sono arrivati a schernirlo e, mossi da invidia per gli ottimi risultati raggiunti, ad accusarlo di aver usurpato terreni demaniali. Come scriveva ancora il 21 agosto 1870, lo hanno preso per matto per l'ostinazione a coltivare terreni sterili proponendosi di portarli al meglio mettendo a frutto «i lumi della scienza

agronomica». Ma alla fine sul Giornale della Provincia» la sua tenuta veniva indicataquale «podere modello».

Nel 1871 figurava consigliere provinciale.

Ha preso in moglie Matilde Lemmi.

Si è spento a Santa Cristina all’età di 67 anni. (Rocco Liberti) © ICSAIC 2023 – 6

Nota bibliografica

  • Antonio Violi, Notizie storiche su S. Cristina d'Aspromonte dal sisma del 1783 al periodo fascista, Depa, Gioia Tauro 2003, p. 111;
  • Giovanni Quaranta, Giuseppe Antonio Pasquale patriota calabrese direttore dell’Orto botanico di Napoli, in «L'Alba», 22, 2012, p. 26;
  • Rocco Liberti, Un illustre paleontologo e patriota corregionale sconosciuto ai più. Pasquale La Cava di Santa Cristina d'Aspromonte, in «Storie di Calabria», II, 4, 2018;
  • Rocco Liberti, Un calabrese poco noto: il Cristinese Nunzio La Cava (1792 c.-1867), illustre medico e patriota, in «Calabria Sconosciuta», XLI, gennaio-giugno 2018, pp. 157-158.

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