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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Argiroffi, Emilio

Emilio Argiroffi [Mandanici (Messina), 2 settembre 1922 – Pedara (Catania), 28 maggio 1998] 

Medico, parlamentare, scrittore e poeta, nacque a Mandanici (Messina) da Giovanni, che fu anche sindaco del paese, e Olga Caterina Raber, di origini mitteleuropee, in una delle tante famiglie della borghesia liberale siciliana. Come risulta dagli atti dello Stato Civile portava anche i nomi di Maria e Giuseppe. Visse la propria infanzia e giovinezza nel paese natio e, conseguita la maturità classica, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Messina, malgrado fosse sempre stato attratto dalla letteratura, quella greca e latina in particolare.
Si laureò nei tempi previsti, malgrado il periodo bellico, e dopo le prime esperienze professionali nel circondario messinese, arrivò nel 1949 a Taurianova, dove aveva avuto un incarico nel reparto di medicina del locale ospedale.
Per le sue qualità umane e per la sua sensibilità nei confronti dei pazienti, divenne l’interlocutore dei braccianti agricoli, degli indigenti, dei genitori di bambini ammalati e affamati e dei tanti anziani, tutta gente che all’epoca non aveva un’assistenza sanitaria pubblica.
Viene ricordato come un medico scrupoloso e, soprattutto, amorevole nei confronti dei pazienti, e senza velleità di carriera, ma eccelse anche in altri campi, nella letteratura, nell’arte figurativa e nella politica.
La sua adesione al Partito Comunista Italiano non era preceduta da un percorso di militanza, né – tantomeno – da tradizioni familiari, ma fu espressione di una coerenza morale legata a valori di solidarietà e vicinanza nel fare propri i problemi degli altri. Nel partito, peraltro, Argiroffi apparteneva alla corrente minoritaria migliorista di Napolitano e Tatò ed era considerato un socialista-liberale.
La sua prima candidatura al Parlamento, nel 1968, venne decisa non tanto dal Partito, ma dalla gente del territorio, che individuò in lui un rappresentante idoneo a sostenere i propri bisogni e le proprie aspettative. Era il “candidato della speranza”. Si narra che le donne del luogo recitassero il rosario per la sua elezione.
Eletto al Senato nel Collegio di Palmi sotto il simbolo PCI per la prima volta nella tornata del 19 maggio 1968, fece parte della Commissione Permanente “Igiene e Sanità” e di quella speciale per i problemi ecologici, nonché di quelle riguardanti i pareri per l’ordinamento dei servizi degli enti ospedalieri e dell’amministrazione e contabilità degli stessi. Venne rieletto alle consultazioni del 7 maggio 1972 e confermato, per la sua competenza, nelle Commissioni “Igiene e Sanità” e “Problemi ecologici”. 
Nella successiva tornata del 20 giugno 1976, pur avendo conseguito consensi pari al 33,42%, non fu eletto per via dell’assegnazione dei seggi a livello nazionale in carenza di raggiungimento del quorum, ma dallo stesso meccanismo venne poi favorito nelle elezioni tenutesi il 3 giugno 1979 e nel corso di quella legislatura fece parte, oltre che della Commissione “Igiene e Sanità”, anche di quelle sul fenomeno della mafia e di quella d’inchiesta sul caso Sindona.
Dal portale del Senato della Repubblica si evince la sua intensa attività, con la sua firma di relatore sulle prime leggi promulgate in merito all’inquinamento acustico e, soprattutto, per l’istituzione degli asili nido comunali con il concorso dello Stato. 
È stato un politico molto apprezzato per le sue capacità di dialogare costruttivamente con le controparti, per la determinazione con la quale conduceva battaglie per l’affermazione dei diritti umani, per il riscatto e la dignità della gente del Mezzogiorno d’Italia, e, per questo motivo, continua a essere ricordato non solo dalla comunità taurianovese, cittadina della quale si è sempre sentito parte integrante, avendovi vissuto per quasi mezzo secolo, ma da tutta la gente della Piana di Gioia Tauro, che costituiva il suo collegio elettorale e l’area dalla quale provenivano i suoi pazienti in ospedale. 
Ricordandolo nel decennale della sua scomparsa, Giuseppe Bova, che è stato Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, lo definì «una significativa personalità del nostro tempo, capace di sottolineare nel corso della sua vita l’impegno politico, quello di medico e di artista, un percorso plurimo teso a individuare la propria identità, il bisogno di libertà di cittadine e cittadini, che materializzava in varie attività».
Era dotato, infatti, di oratoria autorevole e coinvolgente, ma usava le parole dei suoi elettori e della gente del posto. Traspariva, però, sia la piena conoscenza dei classici sia della macchina della politica.
La sua passione per la letteratura non fu di secondo piano, anzi, ebbe riconoscimenti di elevato livello in sede nazionale e venne finanche selezionato per il Premio Viareggio per la silloge I grandi serpenti miei amici (1981). La sua produzione letteraria, che comprende saggi e raccolte di poesie, è fortemente permeata dai valori della memoria e dal confronto di questi con la realtà, con una marcata visione delle disuguaglianze sociali e una piena condivisione dei bisogni degli ultimi, ma intrisa di stile e struttura classica. Poesie delicate ma forti, dolcissime ma aspre, riconducibili spesso all’onomatopea.
Leonida Repaci lo definì «poeta calabrese, italiano, europeo, poeta ellenico e futurista, poeta di poemi subito classici, poeta post-montaliano destinato a pesare». Il noto maestro Ennio Morricone, in un album dal titolo Musiche da camera del 1985 incise un brano da lui composto su Due poesie notturne di Emilio Argiroffi. Non pochi studiosi e critici letterari hanno considerato Argiroffi una delle voci più alte della poesia italiana della seconda metà del Novecento. Fu definito anche il «Neruda calabrese» e fu molto attivo nell’ambito del Circolo Culturale Rhegium Julii di Reggio Calabria, soprattutto quale animatore dei “caffè letterari”. 
Non trascurabile neppure la sua produzione pittorica, che in parte si trova nella collezione privata della signora Nicoletta Allegri Zerbi, costituita da lavori realizzati con tecniche diverse, prevalentemente ritratti, e anche autoritratti, e finanche vignette satiriche sulla politica degli anni in cui sedette a Palazzo Madama. 
Argiroffi non contrasse mai matrimonio e visse a Taurianova con la sorella Maria (che teneva al doppio cognome Argiroffi Raber), nubile, che si dedicò totalmente a lui in vita e che ne ha curato la memoria dopo la sua scomparsa. È stata lei, poco prima di morire, nel 2010, a donare alla città di Palmi, una biblioteca costituita da migliaia di volumi, anche rarissimi, nonché opere d’arte proprie e di altri autori, codici miniati, porcellane, argenti e altri manufatti pregevolissimi provenienti da tutto il mondo.
Nel 1993 Argiroffi ridiscese nell’agone politico. Il Consiglio comunale di Taurianova, nel 1991, era stato il primo a essere sciolto per infiltrazioni mafiose e la sua candidatura venne proposta a gran voce. Eletto sindaco, ereditò un disastro amministrativo e politico, vi furono consiglieri del PDS della sua lista che vennero arrestati, anche se poi prosciolti per insussistenza dei fatti, una situazione generale contingente molto grave sotto il profilo sociale ed economico. Tuttavia, negli ultimi due anni del mandato riuscì a risanare i conti e a programmare importanti lavori pubblici.
Dopo quell’esperienza non fece più politica attiva e si ritirò tra i suoi libri e le opere d’arte. I suoi problemi di salute si erano manifestati con più severe avvisaglie e si spense all’età di 75 anni in una clinica di Pedara, nel catanese. 
Per Alessandra Romeo «Chi ha conosciuto Emilio Argiroffi sa quanto la sua presenza fosse, letteralmente, memorabile: l’arte della conversazione – che si elevava a condivisione ora leggera ora potentemente illuminante su qualunque tema, dal più tenue al più impegnativo che occupasse l’arco amplissimo dell’orizzonte “civile” del suo stare al mondo – era solo uno degli aspetti di quella alta humanitas in cui autorevolezza (di linguaggio, di formazione, di sapere) e amabilità giocavano un ruolo decisivo per l’esito ammaliante della sua interlocuzione». 
Riposa nella cappella di famiglia del cimitero di Mandanici. (Letterio Licordari) © ICSAIC 2023 - 03

Opere

Poesia

  • I grandi serpenti miei amici, Casa del Libro, Roma 1981;
  • Madrigale siciliano con alfabeti e tamburi, Alter studio, Reggio Calabria 1984;
  • Epicedio per la Signora che si allontana: trilogia poetica, Centro Studi Medmei, Rosarno 1985;
  • Le stanze del Minotauro, Gangemi, Roma 1985;
  • L’imperatore e la notte, Gangemi, Roma 1985;
  • Il cimento della parola sconosciuta, Laruffa, Reggio Calabria 1990;
  • Gli usignoli di Botonusa, Rubbettino, Soveria Mannelli 1991;
  • L’oasi della parola. Caffè letterari 1990, con nota critica di Walter Mauro, Rubbettino, Soveria Mannelli 1991;
  • La grotta di Endimione, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995;
  • Viaggio a Micene, ovvero Onomàkluton Orphèn: silloge poetica, Centro Studi Medmei, Rosarno 1996;
  • Trenodia per la morte di Abele, ovvero Alò qui Marcinelle, Laruffa, Reggio Calabria 1996;
  • Le azzurre sorgenti dell’Acheronte, Città del Sole, Reggio Calabria 2006 (postumo, a cura del C.L. Rhegium Julii);
  • Le pescatrici del Piano delle Fosse, Città del Sole, Reggio Calabria 2006 (postumo, a cura del C.L. Rhegium Julii).

Saggistica

  • Nocività e inquinamento a Marghera (con Ivone Chinello), Gruppo PCI Senato, Roma 1973;
  • La nuova legge contro la droga, Ufficio Stampa PCI, Roma 1976;
  • Lo sport, Sansoni, Firenze 1982;
  • Tre Nobel tra Scilla e Cariddi: I. Brodskij, T. Morrison, D. Walcott, Rhegium Julii, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997;
  • Otto marzo di fine millennio per la poetessa Gilda Trisolini, Officina Grafica, Villa San Giovanni 2006 (postumo).

Nota bibliografica

  • Poesia di Argiroffi, in «Gazzetta del Sud», 20 gennaio 1985;
  • Poesia di Emilio Argiroffi, in «Rinascita Sud», dicembre 1985;
  • Poeti reggini, in Incontro con la poesia (Roma - Campidoglio, 12 aprile 1985) a cura del C.L. Rhegium Julii, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995, pp. 92-93;
  • Antonio Piromalli, La letteratura calabrese, Pellegrini, Cosenza 1996, pp. 228-230;
  • Xenos Acronos, Gitano della parola, in «Corriere della Piana», n. 14, settembre 2013, pp. 26-27;
  • Antonio Piromalli e Carmine Chiodo, Antologia della letteratura calabrese, 2000, p. 260- 262;
  • Alessandra Romeo, Poeta che ne faremo delle tue parole? Emilio Argiroffi tra presenza e parola, Convegno La parola reincarnata.Drammaturgie possibili in Calabria: intorno a Raoul Maria De Angelis, Franco Costabile, Emilio Argiroffi, Dams, Università della Calabria, 14-17 novembre 2011.

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