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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Calogero, Lorenzo

Lorenzo Calogero [Melicuccà  (Reggio Calabria), 28 maggio 1910 – 25 marzo 1961]

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Nasce a Melicuccà  (Reggio Calabria) il 28 maggio 1910, da  Michelangelo, figlio di notaio, e Maria Giuseppa Cardone (nativa di Bagnara Calabra), figlia di farmacista.    La famiglia, benestante e possidente, annovera  antenati professionisti in campo medico e giuridico.
Terzo di sei fratelli,  compie i primi studi tra Melicuccà , Bagnara Calabra e Reggio Calabria. Inizia le scuole elementari nel paese natale e li conclude a Bagnara (vivendo presso gli zii materni) per poi trasferirsi con la famiglia, nel 1922, a Reggio Calabria, dove frequenta l'Istituto Tecnico e, dopo aver cambiato corso di studi, il Liceo scientifico, conseguendo la maturità .
Nel 1929 segue la famiglia trasferitasi a Napoli e si iscrive alla Facoltà  di Ingegneria per poi cambiare percorso l'anno successivo, frequentando la Facoltà  di Medicina.
Nel 1934 la famiglia rientra in Calabria: gli anni Trenta vedono il dispiegarsi del primo periodo compositivo del poeta calabrese che, pur iniziando a soffrire di varie patofobie, scrive versi che si adopera per pubblicare, avviando anche una corrispondenza con Piero Bargellini e Carlo Betocchi. Pubblica  Sedici poesie  nella raccolta  Dieci poeti  nel 1935,  Poco suono  nel 1936 (a proprie spese) e compone le liriche che confluiranno in  Parole del tempo  (Maia, Siena 1956).
Laureatosi a Napoli in Medicina nel 1937, Calogero, affetto da patofobie che ne minano lo stato di salute, pur abilitandosi l'anno successivo a Siena all'esercizio della professione di medico e iniziando (nel 1939) a lavorare in Calabria, compie un primo tentativo di suicidio, sparandosi al cuore nel 1942.
Nel 1944 inizia una corrispondenza epistolare con Graziella, studentessa in lettere di Reggio Calabria, rapporto che si conclude dopo cinque anni.  La malattia nervosa da cui Calogero è affetto condiziona negativamente anche il suo incarico di medico condotto. Sospeso, infatti, l'esercizio della professione, il poeta trova ricovero presso la madre e invia i propri lavori manoscritti a vari editori, sempre senza alcun esito.
Dal 1935 al 1946 Calogero vive una fase di presunto silenzio creativo, ignorato dai circoli della cultura critica ed editoriale. Tra il 18 ottobre 1946 (data di redazione di  Si confonde questo meraviglioso plenilunio) e il 14 settembre 1953 (data di composizione di  Per quale verde ho amato!  e  Ora lontana ora è trepida la morte), Calogero compone le liriche di  Ma questo…,  che dà  il via al suo secondo periodo poetico, caratterizzato da uno stile più disconnesso, apparentemente disorganizzato, ma in realtà  oggettivante il progressivo distacco dell'io poetico dal reale.
Sono gli anni della permanenza in Calabria, dell'aggravamento di alcune sue patologie e dell'esercizio della professione medica presso l'ospedale militare di Catanzaro (1944-1945)  e a Melicuccà , dove rientra nel 1950 per curare dei disturbi polmonari e dove, il 14 giugno 1951, viene nominato medico condotto e ufficiale sanitario ad interim. Tale esperienza termina  il 19 gennaio 1954  quando, anche grazie al consiglio di Carmine Calvanese, amico di famiglia e medico con esperienza nelle province di Catanzaro e Siena,  Calogero si trasferisce a Campiglia d'Orcia, dove rimarrà  fino  al 23 gennaio 1956,  dopo aver vinto un concorso  bandito dalla Prefettura di Siena, per un posto di medico condotto del Comune di Castiglione d'Orcia, frazione di Campiglia.
L'11 ottobre 1954 Calogero spedisce a Einaudi due dattiloscritti (Ma questo  e  Poesie) senza ricevere risposta. Nel novembre 1954 trascorre alcuni giorni a Milano e poi a Torino per avere informazioni sui testi inviati, ma riceve notizie discordanti in merito  al  recapito di quanto spedito.
Il periodo di servizio nel piccolo paesino in provincia di Siena viene inframezzato da quasi tre mesi di aspettativa, dal 15 febbraio al 12 maggio 1954. La condizione difficile che si trova ad affrontare lo induce a rifugiarsi nella scrittura e a riprendere la ricerca di contatti con diversi editori per la pubblicazione dei suoi versi.
Nell'ottobre del 1955 compone le liriche di  Avaro nel tuo pensiero.  Invia lettere e dattiloscritti a vari editori, ricevendo sempre risposte evasive.
La raccolta poetica  Ma questo…  viene pubblicata, a spese dell'autore e dedicata alla memoria di Carmine Calvanese, nel settembre del 1955 per i tipi della Casa Editrice Maia, in cinquecento copie numerate e firmate. Il direttore della casa editrice senese, con cui pubblicò anche le raccolte  Parole del tempo  (1956) e  Come in dittici  (1956, con  Prefazione  di Leonardo Sinisgalli), era allora Luigi Fiorentino, apertamente ricordato dal poeta in una lettera indirizzata a Carlo Betocchi del 13 novembre 1955, in cui Calogero afferma di scrivere da Siena, dove si è recato per consegnare le bozze di stampa corrette.
Sempre nel 1955 si dimette dall'incarico di medico condotto per problemi di salute e in seguito alla decisione del Comune di sospendergli l'esercizio per mancanza di fiducia da parte degli assistiti. Prima di rientrare a Melicuccà , si ferma a Roma per conoscere Leonardo Sinisgalli, con il quale inizia un'amicizia che durerà  sino alla morte del poeta melicucchese.
Il 1956 è l'annus horribilis  che vede i primi due ricoveri di Calogero alla clinica per malattie nervose «Villa Nuccia » a Gagliano di Catanzaro, la morte della madre (il 9 settembre) e un secondo tentativo di suicidio.
La soddisfazione derivata dal conseguimento del "Premio Villa San Giovanni" nel 1957 e dalla presentazione (il 3 marzo dello stesso anno) sulla «Fiera Letteraria » di alcune poesie da parte di Sinisgalli non risparmia a Calogero un ulteriore ricovero in clinica (dove si innamora di una infermiera, Concettina) fino al luglio del 1959, al termine del quale riprende la sua vita isolata in una casa di Melicuccà , devastando definitivamente il suo fisico con un'incontrollata assunzione di caffè, luminal e sigarette.
Le liriche della raccolta  Sogno più non ricordo, pubblicata postuma (nel volume  Opere poetiche, 1966), risalgono a periodo compreso tra il 1955 e il 1958.
Nel decennio 1950-1960 si attua il passaggio dalla seconda alla terza fase della poetica calogeriana, caratterizzata dalla disingannante scoperta dell'inutilità  del valore precedentemente fondante della parola, non più capace ormai di rimandare all'Assoluto in quanto l'Assoluto stesso ha cessato di presentarsi quale spazio atemporale e perfetto, divenendo fuggevole anch'esso. Da qui la vanità  universale avvertita e la chiusura in se stesso dell'io.
L'ultima produzione lirica di Calogero costituì, soltanto postuma, i  Quaderni di villa Nuccia  (Opere poetiche,  1962), che condensano la terza fase artistica del medico-poeta nella quale si fanno più rare le nervose manovre stilistiche.
Nel 1960 decide autonomamente di tentare il ricovero al policlinico a Roma per ricevere un aiuto medico e psicologico, ma avendo interrotto la degenza, scappando dopo soli due giorni di permanenza, ricomincia a Melicuccà  la vita contrastata.  Trascorre gli ultimi mesi in completa solitudine nella sua casa al limitare del bosco, andando incontro a un'oscura morte tra il 22 e il 25 marzo 1961 (giorno in cui viene trovato il suo corpo senza vita), epilogo che sancisce un  iter  vitale interamente dedicato alla poesia e completamente consumato all'insegna di un mistero esistenziale mai risolto.  (Angela Francesca Gerace)   © ICSAIC 2020

Opere

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  • Sedici poesie, in Dieci poeti, Centauro, Milano 1935;
  • Poco suono, Centauro, Milano 1936;
  • Ma questo…, Maia, Siena 1955;
  • Parole del tempo, con Premessa dell'autore, Maia, Siena 1956;
  • Come in dittici, Prefazione di Leonardo Sinisgalli, Maia, Siena 1956;
  • Opere poetiche I, a cura di Roberto Lerici e Giuseppe Tedeschi, Lerici, Milano 1962 (comprende Come in ditticie Quaderni di Villa Nuccia);
  • Opere poetiche II, a cura di Roberto Lerici, «Poeti Europei », 23, Milano 1966 (comprende Ma questo… e Sogno più non ricordo);
  • Poco suono, Nuove edizioni Barbaro, Delianuova 2011;
  • Parole del tempo, a cura di Mario Sechi, Introduzione di VitoTeti, Donzelli, Roma 2014;
  • Avaro nel tuo pensiero, a cura di Mario Sechi e Caterina Verbaro, Donzelli Editore, Roma 2014.

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Nota bibliografica

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  • Antonio Piromalli, La letteratura calabrese, Pellegrini, Cosenza 1965, pp. 218-221;
  • Giorgio Bà rberi Squarotti, La cultura e la poesia italiana del dopoguerra, Cappelli, Bologna 1966, pp. 133-134;
  • Gilda Trisolini, Un narratore e due poeti, Pellegrini, Cosenza 1967;
  • Antonio Testa, La poesia calabrese del Novecento. Alba Florio - Lorenzo Calogero, Pellegrini, Cosenza 1968;
  • Antonio Piromalli, Lorenzo Calogero, in Letteratura italiana. I contemporanei, vol. III, Marzorati, Milano 1969, pp. 587-608;
  • Giuseppe Calogero, Lorenzo Calogero: poeta della solitudine, Mit, Cosenza 1970;
  • Rodolfo Chirico, La Calabria e un suo grande poeta: Lorenzo Calogero, Pellegrini, Cosenza 1974;
  • Eugenio Montale, Un successo postumo, in «Corriere della Sera », 14 agosto 1962;
  • Ruggero Jacobbi, Secondo tempo di Calogero, in «La Provincia di Catanzaro » II, 4, luglio-agosto 1983, p. 33;
  • Stefano Lanuzza, Il nihilismo patetico di Lorenzo Calogero, in Ivi, pp. 42-46;
  • Amelia Rosselli, Un'opera inedita di Calogero e la sua corrispondenza letteraria, in Ivi, pp. 67-77;
  • Giacinto Spagnoletti, La sorprendente vena di Calogero, in Id., La letteratura del nostro secolo, Mondadori, Milano 1985, pp. 1020-1022;
  • Luigi Tassoni, Lorenzo Calogero e «La vita acre dei segni », in L. Calogero, Poesie, Rubbettino, Soveria Mannelli 1986, pp. 7-24;
  • Caterina Verbaro, Le sillabe arcane. Studio sulla poesia di Lorenzo Calogero, Vallecchi, Firenze 1988;
  • Vincenzo Paladino, La poesia di Calogero tra storia e testo, in Id., Alvariana e altro Novecento, Mursia, Milano 1993, pp. 171-189;
  • Giuseppe Tedeschi, Lorenzo Calogero, Parallelo 38, Reggio Calabria 1996;
  • Giuseppe Antonio Martino, Itinerario poetico di Lorenzo Calogero, Qualecultura/Jaca Book, Vibo Valentia 2003;
  • Tommaso Scappaticci, La donna nella lirica visionaria di Lorenzo Calogero, REM, Palmi 2003;
  • Antonio Piromalli-Tommaso Scappaticci-Carmine Chiodo-Paolo Martino, Lorenzo Calogero poeta, Atti della Giornata di studi [Melicuccà , 13 aprile 2002], Qualecultura/Jaca Book, Vibo Valentia 2004;
  • Vito Teti (a cura di), L'ombra assidua della poesia. Lorenzo Calogero 1910-2010, Rubbettino, Soveria Mannelli 2011;
  • Caterina Verbaro, I margini del sogno. La poesia di Lorenzo Calogero, Edizioni ETS, Pisa 2011;
  • Teresa Martino, Lorenzo Calogero e la critica, Calabria Letteraria, Soveria Mannelli, 2015;
  • Andrea Amoroso, I sentieri del verso: sulla poesia di Amelia Rosselli, Lorenzo Calogero e Bartolo Cattafi, Mimesis, Milano-Udine 2018;
  • Giuseppe Antonio Martino, 1954-1956: L'amara esperienza professionale di Lorenzo Calogero a Campiglia D'Orcia, in http://vengodalsud.wordpress.com/2013/06/18/1954-1956-lamara-esperienza-professionale-di-lorenzo-calogero-a-campiglia-dorcia/

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