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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Arabia, Ambrogio

Ambrogio Arabia [Spezzano Albanese (Cosenza), 1858 - 26 ottobre 1934]

Figlio di Antonio e di Teresa Ferrari, si distinse subito negli studi per il suo fertile ingegno e la volontà  di apprendere. Conseguita la laurea in giurisprudenza con ottimi voti si dedicò alla libera professione forense stabilendosi ben presto a Cosenza dove emerse sia nel campo del diritto civile che in quello del diritto penale. fu contemporaneamente brillante giornalista, interessandosi dei problemi politico-amministrativi dell'epoca sulla "Cronaca di Calabria ". Ed in altri fogli locali.  
Cattolico,  politicamente liberale nel senso più ampio del termine,  partecipò anche alla vita politica. Primo cittadino mancato nel 1906,  rifiutò di guidare la lista clerico-moderata nel luglio 1910, ma  nel 1913 capeggiò la lista del «Fascio democratico », una coalizione anticlericale costituita da massoni, socialisti, radicali e repubblicani e fu eletto consigliere comunale. L'11 aprile 1913,  con 27 voti e un astenuto,  venne eletto sindaco di Cosenza, impegnandosi a ridurre il debito lasciato dalle precedenti amministrazioni cattoliche. Amministrò la città  fino al   18 agosto  1917  giorno delle sue dimissioni,  esponendo con ferma chiarezza - nell'ormai noto «Discorso al consiglio comunale di Cosenza nella tornata del 28 giugno 1913 », pubblicato per deliberazione consiliare - il suo programma e il suo metodo di amministrazione, con i quali - anche se talora per la verità  e per l'esattezza storica dobbiamo rilevarlo), con spirito non molto imparziale conforme, peraltro, ai principi della eterogenea forza politica del suo gruppo «bloccardo », come allora si diceva con parole di moda volle affrontare i più assillanti problemi cittadini del tempo: fece approvare il Piano regolatore generale, concluse i lavori di bonifica interna facendo arginare i fiumi Crati e Busento. A pochi mesi dalla sua elezione, il 7 luglio 1913 sciolse il Corpo dei Vigili urbani che a suo parere non era adeguiato alle necessità  dela città , anche se dopo sei mesi dovette reintegrarlo.
Si interessò vivamente, inoltre, della linea ferroviaria Cosenza-Paola, inaugurata sotto del suo sindacato, della viabilità  interna di Cosenza, dell'illuminazione elettrica e della panificazione, dell'acquedotto della situazione finanziaria e della pressione fiscale del Comune, ecc., risolvendo parecchi problemi o avviandoli comunque a concreta soluzione.  Nel periodo della sua sindacatura, furono costruite anche diverse strade esterne alla città .
A fine giugno 1914 furono inaugurati a Cosenza il monumento a Bernardino Telesio in Poazza Prefettura e le lapidi a Biagio Miraglia, illustre fra enologo cosentino, ed a Francesco de Sanctis per le quali caldeggiò la realizzazione, e per l'occasione ricordò ed illustrò con mirabili discorsi il pensiero filosofico di Bernardino Telesio e gli studi scientifico-medici del Miraglia.
Ma la più imponente opera della sua attività  di sindaco fu, anche per sua esplicita confessione, la realizzazione - previo l'abbattimento dei vecchi, insufficienti - del ponte di San Domenico sul Busento (per il passaggio da piazza Campanella a Piazza Valdesi) e del ponte di San Francesco sul Crati (piazza Piccola) che congiunge via Galeazzo di Tarsia a Corso Plebiscito, monumentali opere in cemento armato inaugurate, con grande solennità , il 28 giugno 1914 (ancora esiste il ponte di San Francesco mentre il ponte di San Domenico distrutto dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale è stato ricostruito e oggi è noto come ponte Mario Martire) e segni tangibili della sua operosità  per una moderna «grande Cosenza » (pensò anche a cimitero, fognature, macello, teatro e altro ancora).  
Interventista si batté per l'entrata in guerra dell'Italia nel 1915 e dichiarata la guerra, Festeggiò l'avvenimento con spirito patriottico affiancando, da sindaco l'opera dei militari.
Non aderì mai al fascismo.
Fu socio dell'Accademia cosentina e per più anni (dal  1919 al 1926)  fu presidente del consiglio dell'Ordine degli avvocati di Cosenza. Ha ricoperto pure molte altre cariche pubbliche ed ebbe delicati incarichi, tra i quali quello di vicepretore di Cosenza, ove portò sempre spiccate qualità  di rettitudine e di intelligenza.  
Morì a Spezzano Albanese dove si era ritirato all'età  di 76 anni. Imponenti, anche per la partecipazione di numerose autorità  arrivate dal capoluogo, riuscirono i suoi funerali. In segno di lutto, a Cosenza furono sospese le udienze e fu commemorato in Corte d'Assise, in Tribunale e in Pretura dagli avvocati Giovanni Caputo e Franco d'Ippolito e dai magistrati Volpi, Panzini, Caputi e Gustavo Iannelli. All'Accademia cosentina venne commemorato dal presidente onorevole avvocato Nicola Serra.
Filippo Aliquò Lenzi in  Gli scrittori calabresi, lo definisce «oratore giurista ed avvocato principe nel campo del diritto civile del diritto penale » e le sue parole trovano riscontro nel necrologio pubblicato subito dopo la sua morte, sulla «Cronaca di Calabria » (Cosenza 4 novembre 1934) ove si legge: «La morte dell'avvocato grande uff. Ambrogio Arabia ha destato nella città  e in tutta la provincia un vivo senso di cordoglio. L'illustre estinto, oltre ad essere uno dei più valorosi avvocati del nostro Foro, il cui nome si riattacca, alle più fulgide tradizioni della curia cosentina, fu uno uomo di alto intelletto, un perfetto gentiluomo, un amministratore intemerato e sagace. Fu per un decennio circa presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati di Cosenza e della città , fu sindaco benemerito legando il suo nome a moltissime opere di pubblica utilità  ».  
Di lui restano inedite le  Commemorazioni  di Bernardino Telesio e Biagio Miraglia e il  Discorso  per l'inaugurazione del ponte di San Domenico.
Concludendo, si può affermare che nella storia forense cosentina Ambrogio Arabia (al cui nome è stato intitolata una via di Cosenza) occupa un posto particolare per le sue eccellenti doti di giurista eclettico, di oratore brillante, di scrittore forbito e di valente avvocato che fanno di lui una delle più belle figure del foro cosentino.  Arabia fu nonno di Gennaro Cassiani (figlio della figlia Teresa), deputato democristiano, nonché più volte Ministro della Repubblica.  (Sulla base di un articolo di  Mario Siniscalchi) © ICSAIC 2021 - 12  

Nota bibliografica

  • Luigi Aliquò Lenzi,  Gli scrittori calabresi, Tip. Editrice "Corriere di Reggio", Reggio Calabria 1955, p. 44;
  • Mario Siniscalchi,  Ambrogio Arabia. Avvocato e sindaco di Cosenza,  in «Cronaca di Calabria », 22 settembre 1962;
  • Enzo Stancati,  Cosenza. Toponomastica e monumenti, Brenner, Cosenza 1979,  ad vocem.

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