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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Giuliani di San Lucido, Francesco

Francesco Giuliani di San Lucido [Belmonte Calabro (Cosenza), 6 giugno 1836 - San Lucido (Cosenza), 21 settembre 1905]

Francesco Antonio Bernardo - questi i nomi allo stato civile - nacque a Belmonte Calabro da don Orazio, gentiluomo,  capostipite della famiglia,  e da Giovanna Pizzini, gentildonna originaria di Amantea. Era ultimo di 14 figli. Il padre,  amministratore dei beni della famiglia  Ruffo,  era un ricco possidente e imprenditore (possedeva tra l'altro un allevamento di bachi da seta e una impresa per la lavorazione dei bozzoli) che nel 1840, con atto del 27 dicembre redatto dal notaio Francesco Antonio Osseo, comprò per 40 mila ducati tutti i beni di Vincenzo Ruffo, discendente del cardinale-condottiero, situati in San Lucido e nella provincia di Cosenza, tra cui il castello di San Lucido, che  mutò in palazzo di famiglia e da allora divenne noto come «Castello Giuliani ».
Francesco era ancora bambino, dunque, quando dall'imponente palazzo nobiliare del Rivellino di Marina di Belmonte la famiglia si trasferì nel Castello di San Lucido. Poco si conosce sulla sua infanzia e giovinezza. Sposato con Concetta  Francesca Maria  Alimena non ebbe figli.
Seguendo le tradizioni familiari fu benefico verso poveri e  bisognosi e si adoperò anche per sostenere istituti di beneficenza.
Sostenne attivamente e concretamente anche i movimenti risorgimentali e, dopo l'Unità  d'Italia,  fu più volte  sindaco di San Lucido, lasciando un buon ricordo della sua attività . Donò, tra l'altro, i suoli per realizzare la sede e la cappella della Società  operaia.
Nel 1880, su  proposta del ministro dell'interno, fu nominato Cavaliere, quindi Cavaliere ufficiale  come benemerito dell'industria  e subito dopo Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia.  Il 12 giugno 1881 (XIV legislatura) entrò per censo a far parte del Senato  nella categoria 21, cioè  persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria.  La sua nomina fu convalidata l'8 luglio successivo, relatore il senatore  Francesco Pallavicini.  Due giorni dopo prestò giuramento e lo stesso giorno fu accolto in Senato. Nello stesso anno fu nominato presidente del Comitato circondariale di Paola incaricato di coadiuvare la Reale Commissione d'inchiesta sulle Opere pie.
Già  gravemente malato, morì a 70 anni nel settembre 1905 a San Lucido, nel sontuoso Palazzo di Via Umberto I. Il suo castello era stato distrutto pochi giorni prima dal violento terremoto che fece lutti e rovine in molte aree della Calabria, episodio che «diede l'ultimo crollo all'affievolita sua esistenza ». Il Senato lo commemorò alla ripresa dei lavori il 5 dicembre successivo con l'intervento del presidente dell'Assemblea Tancredi Canonico ( «Il Senato ha perduto un degno collega: quelle popolazioni hanno perduto un grande ed amato benefattore »)  e del presidente del Consiglio Alessandro Fortis.
Consigliere comunale di San Lucido fino al momento della sua morte, nella seduta dell'assise del 30 ottobre successivo fu commemorato dal sindaco Battista Cavallo, «con brevi, adatte e commoventi parole… ricordando i benefici fattu a questi cittadini ». In effetti, ricordò il sindaco nell'occasione, «l'illustre defunto, anche negli estremi suoi momenti, si ricordò dei poveri di San Lucido e volle legare agli stessi in perpetuo la sua beneficenza ».
Con testamento pubblico redatto dal notaio Melicchio il 17 settembre 1905 lasciò al Comune di San Lucido un legato perenne di 250 lire del tempo «perché a cura della Giunta Municipale e di due notabili del paese siano annualmente distribuite alle persone povere e bisognose di San Lucido; ovvero servano per due maritaggi annui, sorteggiabili fra le fanciulle povere e oneste, native di San Lucido », da assegnare ogni 20 settembre.
A lui, ancora in vita, il cappuccino Padre Giacinto da Belmonte dedicò il libro  I Poveri e i Ricchi, che intendeva essere una risposta all'ideologia socialista che si stava diffondendo tra i ceti contadini e operai.
È stato tumulato nella cappella della Società  Operaia che aveva beneficiato in vita.  La cittadina tirrenica lo ricorda con una via a lui intestata. (Pantaleone Andria) © ICSAIC 2020

Nota bibliografica

  • Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, n. 159, 9 luglio 1881, Senato del Regno, p. 2817;
  • Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 5 dicembre 1905, p. 2327;
  • Francesco Pellegrino, San Lucido antico paese del Sud, Grafiche Calabria, Amantea 1998, pp. 117-118.

Nota archivistica

  • Comune di San Lucido,  Registro degli atti di morte, atto n. 57 del 22 settembre 1905:
  • Comune di San Lucido,  Verbale di deliberazione del Consiglio comunale del 30 ottobre 1905.

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