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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Selvaggi, Giuseppe (“Peppino”)

Giuseppe Selvaggi [Cassano Jonio (Cosenza), 29 agosto 1923 - Roma, 26 febbraio 2004]

Giuseppe ("Peppino") Selvaggi, giornalista, scrittore, poeta e critico d'arte, nacque a Cassano Jonio (Cosenza) da una famiglia piccolo-borghese. Il padre, commerciante, aveva il suo negozio, quasi un magazzino popolare, nella parte vecchia del paese. Il nonno paterno era orefice e commerciante di tessuti, oltre che tagliatore di abiti di pelle, e proveniva dal ceppo familiare di San Marco Argentano (Cosenza), che ha dato i natali a Vincenzo Selvaggi, il poeta romantico nato esattamente un secolo prima (1823) del nipote Giuseppe. Il nonno materno, Giambattista Lione, era proprietario di mulini sul fiume Eiano, che ricorre frequente come il mitico fiume dell'infanzia nei "Canti ionici".
Compì gli studi ginnasiali e liceali a Castrovillari, nel Convitto Vescovile "Sacro Cuore", dove ebbe a maestro don Francesco Pennini, valido letterato e indimenticabile educatore di quell'istituto. Conseguì la maturità classica nel Collegio italo-albanese di San Demetrio Corone e lo fece brillantemente, visto che l'avvenimento è segnalato in una nota del Giornale d'Italia (Roma, 10 ottobre 1941). Nello stesso anno del conseguimento della licenza liceale, all'età di 18 anni, pubblicò presso la Tipografia Patitucci di Castrovillari, la raccolta di versi Fior di notte, che rappresenterà un punto fermo del suo percorso poetico tanto che ne promuoverà ben altre quattro edizioni (l'ultima è del 1990, presso Pellegrini).
Fece gli studi universitari a Roma, iscrivendosi alla Facoltà di Lettere, dove seguì il primo corso di lezioni di Giuseppe Ungaretti su Leopardi. Nella capitale ebbe contatti con movimenti d'ispirazione religiosa, che gli procurarono l'incontro e la fraterna amicizia con Ernesto Bonaiuti (1881-1946), studioso di storia del cristianesimo e di filosofia religiosa, uno dei massimi esponenti del modernismo italiano e con Don Brizio Casciola (che da giovane aveva ispirato ad Antonio Fogazzaro il personaggio del "Santo") e con circoli culturali ebraici. Quei contatti lo influenzarono nell'animo e nella sua opera poetica.
Durante l'occupazione militare fondò e diresse in Calabria «Sud», un periodico che, come ricorda Giovanni Sapia, che ne fu uno dei redattori, «fu soppresso dal Comando alleato all'ottavo numero, insieme ad altri ritenuti fastidiosi per la loro coraggiosa dignità , perché agitava problemi della contestazione con anticipo sui tempi: nuovo assetto della scuola di stato, nuovo modo di concepire la conoscenza del sesso, nuovo rapporto tra Stato e religioni» (G. Sapia, 1984). Scrive ancora lo stesso Sapia che l'intensa attività giornalistica portò Selvaggi a instaurare contatti con persone e movimenti del dopoguerra internazionale, tra cui Charles Poletti, Governatore alleato. Selvaggi avrebbe voluto dedicarsi all'insegnamento, ma la sua nomina provvisoria a insegnante di lettere nella Scuola Media di Cassano, dipendente dall'autorità comunale, fu respinta dalla Presidenza, timorosa di accogliere nella scuola il responsabile di «Sud».
Nel 1945 si trasferì a Roma all'affannosa ricerca di un lavoro e da allora la capitale divenne la città di tutta la sua vita. Collaborò inizialmente ai giornali di Ernesto Bonaiuti, «Il risveglio» e «1945». L'amicizia e la frequentazione di Bonaiuti significò per Selvaggi, come egli stesso ebbe a dichiarare in un'intervista rilasciata a Pasquale Falco nel 1984, «l'apertura di una finestra sul pensiero extranazionale». «Con Bonaiuti – egli afferma in quell'intervista – si tentava di sapere davvero chi e che cosa dovevano, potevano, nel presente, essere Mosè e Gesù, e poi, Marx».
Nei primi anni del suo soggiorno romano, Selvaggi collaborò anche a riviste come «Italia partigiana» e «Repubblica democratica», oltre che all'Agenzia giornalistica «Orbis». Nel 1946 si recò in Egitto come inviato speciale di «Italia sera»; nel 1947-1948 fu redattore capo de «Il Sud», uno dei principali rotocalchi italiani. Nel 1948 approdò al quotidiano «Il Tempo», dove lavorò fino al 1963, anno in cui passò al più importante quotidiano di Roma, «Il Messaggero» come giornalista parlamentare. In quegli anni strinse rapporti di amicizia con Gaetano Natale, grande giornalista originario di Cariati (Cosenza), che ricopriva il quel periodo (1947-1961) la carica di presidente della stampa parlamentare.
Tra le altre testate alle quali Selvaggi collaborò vanno ricordate «Il secolo XIX» di Genova e le riviste di poesia «Planète» di Parigi e «Momenti» di Torino. Secondo la testimonianza del filosofo Ugo Spirito, che fu suo grande amico, Selvaggi come giornalista «si è affacciato alle più varie esperienze della vita e della cultura, dalla poesia e dall'arte, alla cronaca e alla politica, dal campo delle idee a quello dell'azione, dai ricordi del passato alle previsioni dell'avvenire». Non meno importante del giornalismo fu, nella vita di Selvaggi, l'attività di poeta e di scrittore. Dopo la silloge Fior di notte(1941), «componimenti classicamente esemplati nel verso, tutti insieme intesi a comporre una storia d'anima, quasi una Vita Nova, poesia colloquiale tra la realtà e il sogno, nella quale interlocutore al poeta è la notte, divinità e donna» (G. Sapia), seguirono, caratterizzati da una continua novità nella ricerca stilistica: Tre appunti di poesia (1947),Canto del Giubileo (1951), Quaderno d'amore (1946-1951)Tre ballate e un ritornello (1957), Canti jonici (1945-1961), L'Italiano nuovo (1965), e, dopo un lungo silenzio, Corpus (1984), seguito da D'improvviso versetti (1996). Nei Canti jonici e ne L'italiano nuovo compaiono i temi portanti della poesia più matura del poeta cassanese: «la religiosità, che consente un continuo colloquio con Dio, la fraterna comunione con l'universo, l'istintivo bisogno di gioia panica e di amor di vita, la donna, nella quale il desiderio erotico si compone in un mitico sogno d'immenso e quasi di paradiso perduto, il paese, scoperto o tacito termine d'ogni modo d'essere e d'ogni vicenda» (G. Sapia). Di particolare interesse è la silloge Corpus (1984), progetto di narrazione, nelle intenzioni del poeta, di una vicenda d'amore, legata sino alla conclusione, all'esistenza dei protagonisti in quanto corpi in amore.
Da ricordare, infine, che Selvaggi fu europeista ante litteram, avendo pubblicato, nel 1948, all'indomani del conflitto mondiale il libro Scoperta dell'Europa. Giornale 1943-1948, riproposto, con alcune aggiunte, nel 1984 da Edizioni Periferia, con una lunga intervista all'autore, a cura di Pasquale Falco. Scrive Carlo Rango che si tratta di un «coraggioso volume, che esalta l'idea dell'unità europea e che al suo apparire ha suscitato molte polemiche». «Il libro è articolato in tre parti: la prima è un racconto, con accenni autobiografici, in cui si rintracciano alcune matrici della formazione e della poetica dell'autore (il paese, il Mediterraneo, la grecità, il sogno europeo, il mito, ecc..); la seconda è una raccolta di vari articoli già pubblicati dall'autore; la terza è un racconto che radica l'idea europea nel Mediterraneo» (C. Rango). L'attività di critico d'arte di Selvaggi è documentata da libri come Cento pittori e una modellaL'arte come guerriglia culturale. Quattro di Spagna: Picasso, Mirò, Alberti, Orterga, oltre che da numerosi altri saggi, biografie di artisti, presentazioni a cataloghi e collane dirette per alcune case editrici. Da ricordare, infine, che Selvaggi fu sempre impegnato in un'opera di coraggiosa ed aperta promozione culturale ed artistica, specie nella sua Calabria. Fu componente delle Giurie del Premio Villa San Giovanni (sezione letteraria) e del Premio Sila (letteratura), del Premio Sybaris Magna Graecia, e di altri Premi ancora. Morì a Roma il 26 febbraio 2004. (Franco Liguori) © ICSAIC 2019

Nota bibliografica

  • Alberico Sala, Selvaggi scrittore mediterraneo, in «Gazzetta di Mantova», 12 novembre 1949;
  • Andrea Coscarelli, La poesia di Giuseppe Selvaggi, in «Rinascita artistica» (Napoli), gennaio 1951;
  • Antonio Sassone, Incontro con Giuseppe Selvaggi, in «Corriere delle Calabrie» (Cosenza), 30 agosto1958;
  • Pietro De Seta, Poesia come salvezza nel credo estetico di G. Selvaggi, in «Calabria letteraria», febbraio 1964;
  • Pietro De Seta, Dalla valle dei miti all'Europa, Rebellato, Padova 1965;
  • Massimo Grillandi, Giuseppe Selvaggi, in «La fiera letteraria», 1 dicembre 1966;
  • Dante Maffia, La poesia al suo culmine. Note su testi di G. Selvaggi, Trevi, Roma 1974;
  • Raffaele Sirri, Idea d'Europa e Mediterraneo tra C. Levi e G. Selvaggi, in «Idea» (Roma), ottobre 1984;
  • Teobaldo Veltri, Giuseppe Selvaggi poeta jonico, Trevi, Roma 1983;
  • Giovanni Sapia, Cerchio d'amore. La poesia di G. Selvaggi, Università Popolare Rossano, 1984;
  • Vincenzo D'Agostino, Giuseppe Selvaggi, poeta-giornalista o giornalista-poeta?, in «La Provincia di Catanzaro », V, 1, 1986, pp. 36-37;
  • Franco Liguori, Ricordo di Giuseppe Selvaggi, a un anno dalla morte, in «Il Serratore», 80, 2005.

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