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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Scerbo, Francesco

Francesco Scerbo [Marcellinara (Catanzaro), 7 ottobre 1849 - Roma, 13 Ottobre 1927]

Nacque da Giacinto Pietro e da Maria Riglione,  una famiglia dignitosa che però non poteva farlo studiare.  Sicché fin da bambino andò a lavorare nei campi con i genitori ma nello stesso tempo si sforzava di imparare a leggere e a scrivere, soprattutto dai 12 anni in poi grazie all'aiuto del parroco di Marcellinara  don Francesco Colacino. Il sacerdote, intuendo l'intelligenza del ragazzo, a 14 anni  (1863) lo fece iscrivere presso il Seminario di Nicastro dove lo Scerbo resterà  a studiare per ben 10 anni, fin quando nel giugno 1873 fu ordinato sacerdote dal vescovo  Giacinto Maria Barberi. Aveva 24 anni.  A solo sei mesi dalla ordinazione presbiterale, desideroso di continuare i suoi studi, si trasferì a Firenze presso il  Regio Istituto di Studi Pratici e di Perfezionamento  (oggi Università  Statale).
Scelse gli studi di filologia comparata e seguì i corsi di sanscrito, ebraico, arabo, siriaco, cinese, francese, tedesco e inglese. Ebbe per docenti personalità  illustri quali  Angelo De Gubernatis(massimo orientalista del periodo) e per la lingua ebraica  Davide Castelli.  
Durante gli studi si mantenne facendo il precettore presso l'agiata famiglia fiorentina dei Peruzzi.  I suoi interessi si diressero allo studio delle lingue semitiche, in particolare dell'ebraico  nel cui ambito conseguirà  ottimi risultati. Nel 1881 ottenne il diploma in lingua ebraica che lo rese idoneo all'insegnamento dell'ebraico biblico; nel 1891 conseguì la licenza, con effetti legali, nella stessa disciplina ed ebbe l'incarico di libera docenza.
Nel 1903, con la morte di Castelli, il Regio Istituto propose allo Scerbo di prenderne il posto, nonostante la contrarietà  di questa scelta da parte della Massoneria fiorentina e di alcuni suoi colleghi per via dei suoi pochi titoli accademici. Scerbo resse la cattedra di Ebraico fino al 1924, anno del suo pensionamento. La morte avvenne tre anni dopo a Roma.
Nei quasi cinquant'anni di vita   a Firenze ebbe rapporti di amicizia e stima con diverse personalità  importanti del suo tempo quali Giovanni Luzzi (ebraista cristiano protestante), Giuseppe Trozzi (filosofo), Giovanni Papini (poeta), i cardinali Achille Ratti  (futuro papa Pio XI)  e Pietro Gasparri (futuro Segretario di Stato Vaticano), Benedetto Croce, padre Alberto Vaccari (cultore di Scienze Bibliche), padre Cesare De Cara (orientalista), G. Faraoni (cofondatore de  l'Opera dei Congressi  nel 1874).
Il nome di don Scerbo è legato soprattutto all'ebraistica. Nel 1880 nella collana dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze, appare la sua prima opera  Crestomazia ebraica e caldaica con note e vocabolario  (tipografia dei successori Le Monnier, Firenze 1884). Qualche anno dopo, nel 1888, pubblica la  Grammatica della lingua ebraica  (Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1888), che avrà  una seconda edizione nel 1908. Entrambe queste pubblicazioni risalgono al periodo precedente la libera docenza in ebraico, e possono ritenersi finalizzate al suo conseguimento, avvenuto nel 1891. Del periodo successivo sono invece le altre sue due opere concernenti l'ebraico biblico: il  Dizionario ebraico e caldaico del Vecchio Testamento  (Libreria editrice fiorentina, Firenze 1912; ristampato nel 1986); e il  Lessico dei nomi propri ebraici del Vecchio Testamento  (Libreria editrice fiorentina, Firenze 1913). Nella ristampa l'opera forma un unico volume con il  Lessico dei nomi propri.
Alla docenza di lingua e letteratura ebraica sono riconducibili altri interessi relativi alla traduzione dell'esegesi e alla critica biblica, che lo Scerbo non tardò a esprimere mediante diversi contributi, tra i quali  Il Vecchio Testamento e la critica odierna  (Ariani, Firenze 1902),  Nuovo saggio di critica biblica  (Firenze 1903),  Il cantico dei cantici. Note critiche  (Libreria editrice fiorentina, Firenze 1904);  Note critiche ed esegetiche sopra Giobbe,  Firenze 1906.  L'Esodo,  in A. Vaccari-F. Scerbo-G. Mezzacasa-R. Tramontano (a cura di);  Il Pentateuco tradotto dall'ebraico con note,  Vita e Pensiero, Milano 1923;  I Salmi nel testo originale parzialmente vocalizzati, ritmicamente disposti, corredati di note critiche e filologiche                                                                                                                                                                                                                                  Libreria editrice fiorentina, Firenze 1923.
Ma egli non spaziò soltanto nell'ambito della sua disciplina; altri suoi scritti lo mostrano interessato ad altre problematiche, compresa la filosofia (dei suoi interessi filosofici fa fede anche la corrispondenza avuta con Benedetto Croce). In ciò si coglie in lui la fisionomia dell'uomo colto dell'Ottocento che, ben lungi dall'idea di specializzazione coltiva la possibilità  di spaziare nello scibile umano. Come per ogni opera, anche per quella dello Scerbo occorre che ne siano mese in evidenza la natura e la finalità . Egli si prefisse di impartire le nozioni fondamentali necessarie per coloro che intendono muovere i primi passi nell'ebraico. Egli intendeva offrire strumenti utili e maneggevoli agli studenti italiani i quali, per esempio, per il vocabolario erano costretti a ricorrere a dizionari stranieri, soprattutto di lingua tedesca, se conoscevano questa lingua, oppure servirsi del dizionario in lingua latina di E. F. Leopold.
Le opere di ebraistica di don Francesco Scerbo si impongono per il modo chiaro, essenziale e rigoroso con cui sono composte. In esse appaiono quelle qualità  che secondo l'autore ogni grammatica deve possedere: il rigore scientifico, la brevità  e un ordine chiaro. Anche autori recenti si servono delle opere di Scerbo preferendolo ad altri autori.
La sua figura ben presto incominciò a suscitare ammirazione e appezzamento anche in ambienti accademici cattolici. Ma questo avvenne un po' tardi. alla fine della sua vita. Fu allora che vennero riconosciute le sue doti umane di bontà , equilibrio, umiltà  e di importante studioso della cultura ebraica.
Scerbo, informano le scarne notizie storiche su di lui, condusse vita appartata e quasi ascetica, basata su una alimentazione magra, esercizio del suo ministero sacerdotale e accademico e visita nei periodi estivi della famiglia a Marcellinara.    Nel 1927, di ritorno da Marcellinara per Firenze decise di fermarsi qualche giorno a Roma, ospite della famiglia d'origine nobiliare dei Berges. Qui contrasse una violenta polmonite che comportò il ricovero presso la  Clinica Morgagni, dove morì il 13 ottobre a 78 anni d'età . I funerali furono celebrati a Marcellinara dal vescovo di Nicastro  Eugenio Giambro, con la partecipazione di molta popolazione e del clero cittadino come l'intellettuale  don Luigino Costanzo.  Nel 1956 la sua salma fu traslata dal cimitero cittadino nella chiesa parrocchiale di Marcellinara.  A Scerbo è stata eretta una statua e intitolata la piazza di fronte la chiesa parrocchiale nella sua Marcellinara, mentre dal 2015 è attivo un premio letterario a suo nome, sempre nel paese natale.  Numerose sue opere furono donate alla biblioteca comunale di Catanzaro.  (Mario Saccà )   © ICSAIC 2019

Opere

  • Crestomazia ebraica e caldaia con note e vocabolario, Successori Le Monnier, Firenze 1884.
  • Studio sul dialetto calabro con dizionario, 1886, ristampa anastatica, Bologna, Forni, 1985.
  • Grammatica della lingua ebraica, Loescher e Seeber, Firenze 1888.
  • Saggi glottologici, Successori Le Monnier, Firenze 1891.
  • Grammatica della lingua latina per uso delle scuole, parte I (Fonologia e morfologia), Successori Le Monnier, Firenze 1891.
  • Radici sanscrite, Loescher e Seeber, 1892 Firenze.
  • Caratteristiche del greco e del latino, Loescher e Seeber, Firenze 1893.
  • Grammatica della lingua latina per uso delle scuole, 2 ª ed., parte I (Morfologia), Stab. Tip. Fiorentina, Firenze 1894.
  • Spiritualità  del linguaggio, «La Rassegna Nazionale », 113, 22, maggio-giugno 1900, pp. 284-300.
  • ì Il vecchio Testamento e la critica odierna, Tip. E. Ariani, Firenze 1902.
  • L'unità  del linguaggio e l'opera del prof. Trombetti, «La Nazione », 18 giugno 1904.
  • Postilla dantesca. Versi facili e chiose difficili, L. Pierro, Napoli 1904 (estratto da «Hesperia », XII, XI).
  • L'unità  del linguaggio e l'opera del prof. Trombetti, «La Nazione », 10 agosto 1905
  • La riforma della scuola media, «La Rassegna Nazionale », 158, 29, 1907, pp. 342-343.
  • Scienza e buon senso, Tip. Editori Mealli e Stianti, Firenze 1927.

Nota bibliografica

  • Benedetto Croce, Rec. a Scerbo 1900, «La Critica », I, 2, 20 marzo 1903, pp. 138-139;
  • Benedetto Croce, Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana, Bari, Laterza, 1910;
  • Giuliana Maria Mussa, Commemorando il trigesimo della morte del Prof. sac. Francesco Scerbo, Stabilimento d'Arti Grafiche "La Calabria" di Antonio Mancuso, Nicastro 1927
  • Francesco Spadafora, "Scienza e buon senso" di Francesco Scerbo, «Palestra del Clero », 11, 1951, pp. 314-322;
  • Bruno M. Pelaia, Una fulgida gloria calabrese. Il sacerdote professor Francesco Scerbo, orientalista calabrese, Tip. U. Allegretti di Campi, Milano 1958;
  • Vincenzo Lopasso, Don Francesco Scerbo-ebraista (1849-1927), Vincenzo Ursini editore, Catanzaro 2000;
  • Francesco Spadafora, Scerbo Francesco, in Enciclopedia Cattolica Italiana, XI, Città  del Vaticano 1949, pp. 23-24;
  • Umberto Bosco, Scerbo Francesco, in Dizionario Enciclopedico Italiano, X, 915, Treccani, Roma 1970;
  • Domenico Santamaria, Un antagonista poco noto del pensiero neogrammatico: Francesco Scerbo, in Giampaolo Borghello e Vincenzo Orioles (a cura di), Per Roberto Gusmani 1. Linguaggi, culture, letterature 2. Linguistica storica e teorica. Studi in ricordo, Udine, Forum, 2012, pp. 409-434;
  • M. A. Gariano, Francesco Scerbo. Il sacerdote, il biblista, lo scienziato, il filosofo, tesi di Magistero in Scienze Religiose presso l'ISSR di Catanzaro (contributo diffuso dal Comune di Marcellinara).

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