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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Mannarino, Emilio

Emilio Mannarino [Paola (Cosenza), 6 febbraio 1882 – 24 maggio 1955]

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Secondogenito di dieci figli nacque da Luigi e da Giuseppina Palermo. La sua è la storia di un uomo che davvero si è fatto da sé, che da emigrante di ritorno è diventato un pioniere dell’imprenditoria di Paola. Nato, infatti, in una famiglia contadina, frequentò poche classi delle elementari e ad appena 16 anni – come ha scritto Attilio Romano – «carico di volontà e di sogni, di coraggio e d'intraprendenza, forte delle scuole primarie del tempo, sali sul treno a Paola e s'imbarcò sul piroscafo-bastimento da Napoli alla volta di Rio de Janeiro, in cerca di lavoro e di fortuna». Era il 1908. Nella capitale brasiliana di notte fece il trasportatore di giornali da Rio a Santa Cruz e nel pomeriggio si dedicò a svariati lavori: vendeva tra l’altro i biglietti di una lotteria detta Jogo do bicho (scommesse clandestine), gestita da un'organizzazione criminale di italiani. Tutto con l’intendo di mettere da parte quanto più possibile. I primi risparmi li utilizzò per farsi raggiungere dai fratelli Antonio, Vincenzo e Orlando.

Ma il suo sogno era quello di tornare in Italia. In Calabria rientrò due volte per brevissimi periodi. Una prima volta nel 1917, quando acquistò un fabbricato nella centrale piazza del Popolo, e poi nel nel 1921, quando acquisì anche l'area limitrofa, che fu decisiva per i suoi progetti futuri. Una spinta al suo rientro definitivo in Patria, che avvenne nel 1924, dopo sedici anni di emigrazione, fu anche il desiderio di sposare una donna del suo paese con la quale costruire la propria famiglia e il proprio futuro. Cosa che avvenne a pochi mesi dal suo ritorno, quando portò all’altare Anna Garritano, quartogenita dei dieci figli di Francesco Garritano, proprietario terriero di Longobardi, poi trasferitosi a Paola.

Dal matrimonio nacquero otto figli. Anna si dedicò alla famiglia, alla educazione dei figli e alla loro formazione seguendoli negli studi, il marito fece tesoro dell’esperienza migratoria e, soprattutto, del proprio ingegno e della volontà di crescere, diventando un imprenditore, e impostando così le basi per lo sviluppo della città. Per molti anni fu l’unico imprenditore di Paola e fu considerato anche il più importante del Tirreno Cosentino, conquistandosi la stima e il rispetto dei suoi concittadini che lo chiamavano don Emilio o don Milio.

Iniziò infatti con una fabbrica del ghiaccio (“la ghiacciaia” com’era chiamata) che ebbe un successo strepitoso. A essa si aggiunse anche la lavorazione di gelati che venivano distribuiti nei paesi viciniori. Per i tempi e la realtà economica di Paola e della Calabria si dimostrò un imprenditore poliedrico e all’avanguardia. Operò nel settore agroalimentare, nell’allevamento di bestiame venduto anche al nord Italia; nell'industria boschiva producendo legname – in particolare di traversine ferroviarie di cui divenne fornitore – e carbone (ingaggiò per produrlo dei valenti carbonai nella zona di Serra San Bruno) che caricati su velieri erano destinati ad altre regioni, in Sicilia in particolare.

E non si fermò qui. «Acquistava terreni brughierosi e abbandonati, montagne semibrulle. Bonificava, tracciava strade interpoderali d'accesso, creava lavoro e ricchezza. Decine e decine di famiglie trovarono occupazione ed egli stesso era operaio tra gli operai, con i quali condivideva spesso un pugno di fichi e un pezzo di pane», ha ricordato Attilio Romano. E fu lui a portare il cinema a Paola, quando negli anni Quaranta la ghiacciaia divenne anche la prima sala cinematografica del paese con il nome di Arena Nizza. Nel 1943 comprò anche un appezzamento di terreno in località Giacontesi che a partire dalla fine degli anni Quaranta divenne il suolo edificatorio più importante e ricercato di Paola. In quello stesso suolo – ricorda il figlio Renato in un volumetto a lui dedicato – don Emilio realizzò l’ultima sua attività commerciale, la costruzione di una stazione di servizio.

Fu uno dei primi a parlare di democrazia alla caduta del fascismo, come ebbe a ricordare Antonio Eboli che fu sindaco di Paola, raccontando un episodio del 1943: «Camminando assieme sentimmo dalla sua voce, per la prima volta, parlare di democrazia, di elezioni, di votazioni, di consigli comunali e di deputati e senatori. Tutto ciò, aggiungeva, sarebbe tornato dopo la liberazione. Noi uscivamo dal fascismo e di queste cose non sapevamo niente. Fu la prima lezione di democrazia che ci veniva data con semplicità e naturalezza».

Nel dopoguerra si occupò occasionalmente di politica, militando nel partito socialista democratico Italiano.

Gli ultimi anni della sua vita li passò angosciato per una grave malattia che aveva colpito moglie. Scomparve prima lui, però, che morì in un incidente avvenuto una tragica mattina del maggio 1955. Aveva 73 anni.

La sua città gli ha reso omaggio con una strada che porta il suo nome. (Leonilde Reda) ICSAIC 2024 – 02

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Nota bibliografica

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  • Fulvio Mazza (a cura di), Paola: storia, cultura, economia, Rubbettino, Soveria Mannelli1999, p, 285;
  • Renato Mannarino, Emilio Mannarino. Emigrato in Brasile ritorna a Paola e diventa imprenditore, Progetto 2000, Cosenza 2005;
  • Renato Mannarino, Emilio Mannarino il nome di una strada. Il ricordo di un uomo, s.n., s.l. 2012.

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