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Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea

  A cura di Pantaleone Sergi

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Santoro, Rubens

Rubens Santoro [Mongrassano (Cosenza), 26 ottobre 1859 - Napoli, 30 dicembre 1941]

Nacque in una famiglia fuscaldese di letterati e artisti, da Carlo, scultore in legno (sue opere - statue di San Francesco di Paola, di Santa Caterina d'Alessandria, della Madonna del Carmine e dell'Immacolata, e un crocifisso ligneo - si conservano nella chiesa di Mongrassano), e da Giovannina Belmonte.
A differenza dei suoi fratelli - Michelangelo Giotto, musicista, Aleardo, medico, Filinto, architetto - e di suo cugino Rosalbino, pittore, che vissero prevalentemente in Brasile, svolse la sua carriera artistica interamente in Italia. Ricevuto un primo avviamento alla pittura dallo zio Giovan Battista, giunse dodicenne a Napoli, dove frequentò il Real Istituto di Belle Arti con Domenico Morelli, che gli fece conoscere Antonio Mancini. La frequentazione col Morelli durò un anno soltanto a cagione della insofferenza del giovane verso la disciplina scolastica: il perfezionamento alla sua arte lo ebbe attraverso i numerosi viaggi compiuti in Italia e all'estero, con soggiorni frequenti prima a Castellammare e a Torre Annunziata, e successivamente a Venezia, dove prese casa sul Canal Grande, a Verona e a Chioggia, fonti di ispirazione per molti suoi quadri.
Si impose all'attenzione della critica e del pubblico all'età  di quindici anni, cioè a partire dal 1874, anno in cui debuttò alla Promotrice Napoletana con tre opere, Un balcone, Un'impressione e Una fanciulla che ride, quest'ultima premiata con medaglia d'argento e acquistata dal Morelli. Nell'estate dello stesso anno, a villa Arata a Portici, conobbe il pittore spagnolo Mariano Fortuny (1838-1874), che lo elogiò pubblicamente dicendogli: «Tu cominci dove gli altri finiscono».
In questo periodo di vita in Campania, ebbe uno spiacevole alterco col cugino Raffaele Francesco Santoro, anch'egli pittore ma meno conosciuto, il quale firmava i suoi dipinti con la sola lettera R. del nome e poi col cognome, ingenerando confusione tra gli acquirenti. I due artisti si sfidarone a duello, ma il fratello di Rubens, l'architetto Filinto emigrato poi in Brasile ove ebbe prestigiosi incarichi, riappacificò gli animi e il duello non avvenne.
Sotto l'influenza del Fortuny il Santoro produsse alcuni dipinti, tra cui Al sole, ora a Milano nella Galleria d'Arte Moderna, e Case al sole (opere con cui parteciperà  alla Mostra di Brera, Milano, 1878). Sempre nel 1874 inviò una tela al Salone di Parigi, città  che lo vide altre volte presente: nel 1878 alla Mostra Universale, dove rappresenta la pittura italiana, espressione del gusto ufficiale, con La grotte des bohémiens; nel 1896 con Stagnatori napoletani, opera premiata e Palazzo Vanaxel a Venezia; nel 1897 con Meditazione su una terrazza a Capri; nel 1898 con Verona; ancora dal 1904 al 1909, con Verona, Canale della Latta (Venezia), Tempo grigio a Venezia, Crepuscolo a Venezia.
Alla Promotrice Napoletana del 1875 espose i dipinti Mezza figura di sposa, Il solecchio e due Studi di Torre del Greco e l'anno successivo la Marina alla Chiaiolella di Procida, Sole di marzo e Case di Procida. Nel 1876 fu a Genova con due opere, Dopo la pioggia e Mergellina presso Posillipo; nel 1877, appena diciottenne, fu presente all'Esposizione Nazionale di Belle Arti di Napoli, con le opere Grotta degli zingari, Marina di Maiuri sulla costa di Amalfi, acquistata dal Goupil, Una lezione di musica e un disegno. Da allora partecipò alle più importanti manifestazioni d'arte in Italia e all'estero: Promotrici di Torino, 1877, con Mergellina e Un sorriso; 1879, con Idillio, Torino, Museo Civico; Mostra Nazionale di Torino, 1880, con ben nove opere, Marina di Napoli, Giovinezza, Pozzo-Capri, che gli fece ottenere un premio di merito e un diploma, Cavalcavia, Mezza figura di donna, Quiete, Monte Tiberio, La zingara, Vecchiezza; 1884, con una serie di vedute: Verona, San Zeno, Adigetto, Via Scala, Stallo, Riva San Lorenzo, due Schizzi di Napoli e un Ritratto di Veneziana; Promotrici napoletane, 1881, con Scaletta, Primi sogni, Interno, Ricordo di Venezia; 1911, anno in cui fece parte dei consiglieri artistici, con Un canale a Venezia, Antica porta veronese, Cortile San Lorenzo a Verona, Casamicciola; 1912, con Via Veronese, Porta del 1200 a Verona; 1914, con Anime in pena e Dopo la pioggia; 1915-16 con Venezia senza sole, Venezia verso sera e Estate a Verona; 1916/'17, con Verona antica, Impressione, Ritratto del conte Grifeo di Partanna; Esposizione Nazionale di BBAA di Palermo del 1891/'92, con le opere Interno e Pescarenico, che ebbero una medaglia d'oro e furono acquistate dal Re Umberto I; Esposizione mondiale colombiana di Chicago, 1893, con Zingari e Nella baia di Napoli; Mostra della Società  degli Amatori e Cultori di BBAA di Roma, 1890, 1895-96, con Posillipo, 1912, 1913, 1915, 1930; 1a Esposizione Artistica di Pietroburgo, 1898, con Zingari e Veduta di Posillipo; Mostra Nazionale di Milano, 1906, con Interno e Verona antica; Esposizione Internazionale d'Arte di Buenos Aires del 1910, con Un canale di Venezia; Esposizione Internazionale di Barcellona del 1911, con Verona, che gli fruttò una medaglia d'argento.
Altre partecipazioni furono: Mostra del Cinquantenario, a Roma, con Dopo la pioggia e L'antica cappella di San Benedetto; Biennale napoletana del 1921; Mostra dell'Arte coloniale di Napoli del 1934. Alla Biennale d'arte di Venezia fu presente per sei volte: 1910, con due pitture, Canale grigio e Casamicciola, acquistata dal console di Spagna; 1912, con due pitture; 1914, con due pitture; 1920, con tre pitture; 1922, con quattro pitture; 1924, con due pitture.
Le sue opere piacquero molto ad Adolphe Goupil, il famoso mercante parigino, che in quel tempo frequentava gli studi dei più importanti pittori italiani, il quale gli aprì le porte di quel mercato e di quello londinese. Ma Santoro ebbe anche frequentazione con altri famosi mercanti, a Parigi con Steweard e a Londra col Colnaghi. A Londra soggiornò frequentemente, e in quella città  era considerato il più leggiadro vedutista di Venezia dopo il Canaletto. Una sua grande estimatrice fu Margherita di Savoia, la quale lo fece conoscere anche allo Zar delle Russie Nicola II.
Partecipò periodicamente, su invito del Frangipane di cui divenne amico, alle Biennali Calabresi di Reggio Calabria: 1920, con La casa di Montecchi; 1922, con L'ultimo gradino, Lacco Ameno, Beduina, Impressione dell'Adige, Ritratto di Francesco Jerace; 1924, con Sans famille, ora a Reggio Calabria, nella Biblioteca comunale, Le due bambole, Ischia; 1926; 1931. Le sue opere si trovano in numerosi musei ed edifici pubblici: Napoli, Capodimonte, La bottega dell'antiquario; Milano, Galleria d'Arte Moderna; Torino, Museo civico; Reggio Calabria, Amministrazione Provinciale, Venezia verso sera; Mongrassano, sala consiliare del Palazzo Municipale, Paesaggio ideale; enti e collezioni private. La sua pittura fu subito apprezzata per la luminosità  e la trasparenza del colore, per il tratto vigoroso, per la solidità  dell'impianto tonale. Fu pittore di scene d'interno, marine, numerosissime vedute veneziane, paesaggi di Ischia e di Pescarenico, dipinti ispirati al paese natio. Eseguì anche ritratti (Carolina Santoro, la moglie, Duchessa d'Aosta, Francesco Cilea) e soggetti orientali (Moro, Napoli, Amministrazione Provinciale). Alla morte del Morelli gli successe alla cattedra all'Istituto di BBAA di Napoli. Nel 2003 fu organizzata la mostra «Rubens Santoro e i pittori della Provincia di Cosenza tra Otto e Novecento», ospitata in tre comuni calabresi, Corigliano Calabro, Aieta e Rende.
Fu Grande Ufficiale della Corona d'Italia. (Enzo Le Pera) © ICSAIC 2020

Nota bibliografica

  • Enzo Le Pera, Arte di Calabria tra Otto e Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001;
  • Tonino Sicoli, Isabella Valente et al., Rubens Santoro e i pittori della Provincia di Cosenza fra Otto e Novecento, ed. AR&S, Catanzaro 2003 (con biografia e bibliografia di R. S. a cura di Isabella Valente);
  • Ugo Campisani, Artisti calabresi. Ottocento e Novecento. Pittori-scultori-storia-opere, Pellegrini, Cosenza 2005;
  • Enzo Le Pera, Enciclopedia dell'Arte di Calabria, Ottocento e Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2008;
  • Tonino Sicoli, Il Cantore di Luce, «Il Quotidiano della Calabria», 22 febbraio 2009.

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